Gestione infestanti
Romice o lapazio: conoscere le infestanti
Il romice o lapazio è una pianta spontanea molto comune che possiamo facilmente trovare nei campi coltivati o ai loro margini, ma anche negli orti e nei frutteti.
Non è tra le infestanti più frequenti che crescono su terreni costantemente gestiti ad ortaggi, ma nei primi anni di coltivazione di un terreno precedentemente incolto o mantenuto come prato la sua presenza può essere piuttosto intensa e fastidiosa.
Se lasciamo che le piante crescano diventa faticoso estirpare le lunghe radici fittonanti e una volta andata a seme si dissemina ulteriormente, per questo è importante riconoscere questa specie e saper intervenire per tempo.
Vediamo quindi di conoscere più da vicino la pianta di lapazio e quali sono le sue caratteristiche principali per poterla affrontare al meglio ed impedire che diventi un ostacolo eccessivo allo sviluppo delle specie coltivate.
La pianta del Rumex
Non possiamo parlare di una sola specie di romice, ma di almeno tre specie del genere Rumex, tutte piante appartenenti alla famiglia botanica delle Poligonacee, la stessa in cui rientrano rabarbaro e grano saraceno, tra le colture coltivate a scopo alimentare.
Il nome Rumex fu attribuito da Linneo a queste piante perché la forma delle foglie ricordava una sorta di lancia, usata allora per i combattimenti e chiamata così. L’origine dei romici è euroasiatica e sono oggi diffusi in tutto il mondo, si possono anche facilmente ibridare tra loro, rendendo il loro riconoscimento un po’ ostico.
Specie di romice
Le principali specie di romice sono le seguenti:
- Rumex obtusifolium, il romice comune, chiamato anche lingua di bue. La pianta adulta ha portamento eretto e un po’ ramificato, con fusto robusto, che raggiunge un’altezza di oltre un metro. Il margine fogliare è liscio e sul lembo si possono osservare spesso delle punteggiature rossastre. I fiori sono verdi-rossastri disposti in infiorescenze a panicoli, compaiono durante l’estate e poi da questi si formano i frutti-seme, che sono acheni, dal caratteristico colore rugginoso a maturità. Ogni singola pianta è in grado di produrre 7000-10000 semi, capaci di restare vitali nel suolo per molti anni, germinando soprattutto nel periodo primaverile fin da una profondità di 3 o 4 cm. Possiamo trovare il romice in prati fino a 1600 metri di altezza, in vigneti e frutteti, ma anche nelle colture annuali ricavate dopo la conversione di prati o di medicai. Per questo è soprattutto nei primi anni dalla formazione di colture orticole a partire da prati che avremo il problema di questa infestazione, che andrà poi diminuendo. Volendo trovare anche qualcosa di positivo in questa specie, va segnalato che le foglie e le radici, anche se amare, presentano delle proprietà terapeutiche, ma prima di qualsiasi uso alimentare vi consigliamo di documentarvi prima molto bene e di essere certi di riconoscere la pianta.
- Rumex crispus, il romice crespo. Rispetto al precedente, come si può intuire dal nome, presenta una certa increspatura fogliare. Questa pianta però produce un numero inferiore di semi, dai 2000 ai 5000, che restano vitali nel suolo per pochi anni perché hanno una dormienza molto limitata, anzi, tendono a germinare quasi tutti subito dopo la disseminazione. Anche questa specie ha radici fittonanti e carnose che la rendono difficile da estirpare quando è adulta. Il romice crespo può trovare utilizzo nell’infondere sollievo alla pelle dopo punture da ortica e dopo bruciature e abrasioni.
- Rumex acetosella, romice acetosella, erba brusca o acetosa minore. Questa specie è meno frequente rispetto alle due precedenti e un po’ dissimile in quanto da adulta resta più bassa, con un fusto che non supera il mezzo metro di altezza. Ha un sapore acidulo per il quale alcune varietà contenenti meno ossalati vengono coltivate come aromatiche.
Perché il romice è infestante
Le piante di romice non si limitano a diffondersi tramite seme, hanno anche la capacità di riprodursi per via agamica dalle gemme che nascono alla base del colletto.
Inoltre le radici fittonanti carnose del lapazio quando vengono frammentate possono originare nuovi esemplari. Per queste ragioni sono da considerarsi potenzialmente molto invasive, e anche se non è semplice tenerle sotto controllo bisogna avere la costanza nell’estirparle ogni volta che si vedono proliferare, mentre zappa o fresa possono dare risultati solo di breve periodo.
Quali suoli predilige il romice
Il romice comune è una specie nitrofila, cioè ama molto trovare azoto nel terreno, predilige i suoli freschi e ben drenati, fertili, argillo-limosi a pH neutro o leggermente acido.
Il romice crespo si adatta meglio alle condizioni di siccità e alla presenza di calcare, anche se in generale ama i terreni fertili.
Il romice acetosella invece preferisce suoli acidi, sciolti, privi di calcare, secchi e non molto fertili, di cui è pianta indicatrice. Lo si trova più nei prati e meno nelle coltivazioni, quindi non è tra le infestanti da temere in modo particolare.
Come controllare i romici
Per controllare la crescita del romice, non ci sarebbe neanche da dirlo, in una coltivazione eco-compatibile vengono esclusi gli erbicidi e di conseguenza la gestione è meccanica o manuale.
Il controllo di queste piante non ha valore solo nell’immediato, ovvero come protezione delle colture presenti da una competizione idrica, di spazio e di nutrienti: è fondamentale evitare la loro propagazione anche per il futuro, impedendo loro di salire a seme.
Il romice comune è particolarmente invasivo quando è presente, durante i primi anni di coltivazione. Poi con ripetute lavorazioni come vangature e zappature la sua pressione tenderà a diminuire nel tempo. Quando le piante sono ancora giovani possiamo estirparle facilmente anche a mano, ma è fondamentale avere cura di estrarle dal suolo interamente, e non spezzarle lasciando dentro la parte radicale. Se cresce su un terreno lavorato e soffice quest’accortezza è sicuramente più semplice da rispettare. Man mano che la pianta cresce, diventa più difficile la sua estrazione da terra, ma con energiche zappate profonde dovremmo comunque farcela a distruggerla.
In colture più estese, e quindi gestite con la meccanizzazione, le sarchiature tra le file funzionano bene nel controllo del romice, mentre l’erpice strigliatore non riesce ad estirpare queste piante.
Per contrastare il lapazio nelle colture poliennali come piante da frutto e vite soprattutto nei primi anni, ma anche carciofi e fragole, può funzionare bene la pacciamatura con teli spessi o con uno strato alto di paglia.