Difesa frutteto
Malattie della vite: difesa biologica del vigneto
La vite è una pianta che può essere soggetta a varie malattie fungine, batteriche e fitoplasmatiche, capaci di compromettere la quantità e la qualità di uva prodotta.
In questo articolo offriamo la descrizione delle patologie più comuni e proponiamo soluzioni a minore impatto ambientale possibile, per evitare l’uso dei prodotti comunemente chiamati “pesticidi” .
Abbiamo già visto quali sono i parassiti del vigneto, vediamo quindi quali sono le principali malattie che colpiscono la vite, come si manifestano, che decorso hanno e infine, come si evitano o si risolvono.
Prevenire le malattie nel vigneto
La viticoltura biologica si differenzia da quella convenzionale in buona parte proprio nella gestione della difesa fitosanitaria.
L’approccio di partenza di una coltivazione ecosostenibile deve essere quello della prevenzione, per l’obiettivo di rese buone e di qualità e per limitare anche l’uso dei prodotti fitosanitari. Anche i trattamenti consentiti nella difesa biologica, in particolare con rame e zolfo, possono avere ricadute sull’ambiente e le sostanze attive tendono ad accumularsi nel terreno.
L’uso dei prodotti ammessi nella viticoltura biologica professionale dovrebbe avvenire in caso di vero bisogno, dopo attenti e costanti monitoraggi delle piante, e sulla base di un programma scrupoloso di prevenzione, fondamentale per ridurre i trattamenti.
Le misure agronomiche più importanti per il contenimento delle patologie sono:
- Sesti d’impianto ampi. Fin dall’impianto adottare dei sesti abbastanza ampi, in modo da consentire una buona circolazione di aria tra le singole piante e tra i filari, sia in un vigneto professionale che per poche piante coltivate amatorialmente;
- Partire da barbatelle sane all’impianto, scegliendo barbatelle sane e certificate come tali.
- Potature regolari, per arieggiare e illuminare chiome e grappoli, prestando una grande attenzione ai tagli di piante malate e quindi a disinfettare poi gli attrezzi;
- Preferire varietà resistenti o tolleranti alle comuni avversità. Di recente si stanno sviluppando i cosiddetti vitigni PIWI, resistenti alle comuni avversità e che quindi richiedono meno trattamenti;
- Non eccedere con le concimazioni azotate, anche con quelle basate su compost, letame, pollina, o altri prodotti naturali, perché le piante che assorbono troppo azoto risultano più suscettibili a malattie fungine e afidi. Approfondisci: come concimare la vite.
- Eliminare tempestivamente parti di piante colpite, fin dai primi sintomi, e disinfettare poi gli attrezzi usati.
- In autunno rastrellare o comunque asportare le foglie cadute da piante che durante la stagione erano state colpite da patologie, per ridurre i siti di svernamento di alcuni patogeni.
- Monitoraggi visivi e con trappole per verificare la presenza di insetti vettori di malattie, come la cicalina Scaphoideus titanus che è il vettore della flavescenza dorata; e monitoraggi visivi delle piante per individuare i sintomi stessi delle malattie;
- Realizzare trattamenti con corroboranti o macerati fai da te. I corroboranti sono particolari prodotti, derivanti da sostanze naturali, che, irrorati sulle parti aeree delle piante, ne potenziano i meccanismi naturali di difesa, agendo in diversi modi. Non essendo prodotti fitosanitari, non è necessario avere il “patentino” per poterli acquistare e distribuire, e inoltre non hanno effetti negativi né sulla salute dell’operatore né sull’ambiente. Non ci sono neanche tempi di carenza da rispettare prima della raccolta. Tra questi prodotti citiamo le farine di roccia, la lecitina, il gel di silice, la propoli, ma ve ne sono tanti altri ancora. Quello che è importante ricordare, per i corroboranti, è che funzionano in modo preventivo e con una certa costanza nell’utilizzo. Quanto ai macerati e ai decotti di autoproduzione, se ne possono realizzare di molto efficaci mediante l’equiseto.
Malattie fungine
Buona parte delle più temute malattie della vite sono dovute a patogeni di natura fungina, dalla peronospora alla botrite. Il fungicida più utilizzato nei vigneti è il rame, anche in agricoltura biologica. La prevenzione tramite trattamenti rameici però non deve essere abusata, visto che seppur di origine naturale si tratta pur sempre di un metallo pesante che ha il suo impatto ecologico.
Peronospora della vite
La peronospora è la più importante malattia della vite negli ambienti in cui la stagione vegetativa è mite e piovosa. È causata dal fungo Plasmopara viticola, e inizia a manifestarsi verso maggio-giugno con l’aggressione di tutti i tessuti verdi in accrescimento.
Sulle foglie l’infezione si manifesta con macchie di forma tondeggiante, definite anche “macchie d’olio”, di colore giallastro e con l’efflorescenza biancastra dovuta agli organi riproduttivi del fungo. Questi sintomi portano alla morte delle foglie e alla loro caduta precoce. Su foglie vecchie e a stagione inoltrata i sintomi possono essere un po’ diversi, ovvero la “peronospora a mosaico”, composta da piccole macchie poligonali lungo le nervature principali.
Sui tralci giovani e sui germogli si possono notare imbrunimenti e allessature dei tessuti, unitamente all’efflorescenza biancastra. Ma il danno più grave si riscontra sui grappoli, sia durante la fioritura, quando si vede il grappolo fiorito incurvarsi a S, o quando già ci sono gli acini differenziati, che disseccano irreparabilmente.
Il danno purtroppo non interessa solo la produzione dell’anno in corso, ma anche quella dell’anno successivo, in quanto il fungo, riducendo le riserve nutritive delle piante e indebolendole, comporta anche riduzioni produttive future.
Ad oggi si è sempre fatto un grande affidamento sul rame, ammesso in agricoltura biologica professionale, fino a poco tempo fa con dosi massime di 6 kg di rame metallo/ha/anno, di recente ridotti a 4. Il rame è una sostanza efficace nel bloccare le malattie fungine, ma che tende ad accumularsi nel suolo, quindi è opportuno preferirgli dei sostituti e migliorare sempre di più le strategie preventive per ridurne la necessità.
I prodotti fitosanitari per uso professionale si possono acquistare ed usare solo se si è in possesso del “patentino”, ovvero il Certificato di abilitazione all’acquisto e all’utilizzo dei Pf (prodotti fitosanitari), che si ottiene seguendo un corso di 20 ore e superando l’esame finale. Anche per i prodotti ammessi in biologico sussistono dei rischi, pertanto è importante utilizzarli con cognizione.
I trattamenti alternativi, forse ad effetto più blando nell’immediato, ma di dimostrata efficacia, sono basati, ad esempio, su:
- Zeoliti e altre farine di roccia e argille, che creano un velo sulla vegetazione, in grado di assorbire l’umidità atmosferica e riducendo le condizioni ottimali per lo sviluppo dei funghi. Come specificato sopra, si tratta di corroboranti, e hanno un funzionamento di tipo preventivo e con uso costante.
- Prodotti microbiologici come Bacillus licheniformis, Bacillus subtilis, Thricoderma harzianum e altri funghi o microrganismi antagonisti.
- Prodotti a base di olio essenziale di arancio dolce;
Oidio della vite
L’odio o mal bianco è un fungo che sverna sulla pianta, sulle gemme ancora chiuse o tra le screpolature della corteccia. Con lo sviluppo della stagione porta a sintomi ben visibili come decolorazioni fogliari, muffe dense di colore bianco-grigiastro, necrosi delle nervature nella pagina inferiore delle foglie e germogli dall’aspetto a bandiera.
Le condizioni climatiche che favoriscono l’infezione primaria di odio sono temperature di almeno 10 °C, pioggia leggera e bagnature prolungate per 15-20 ore. Le infezioni secondarie che si sviluppano a stagione avanzata richiedono un’alta umidità relativa e temperature di 25-30°C.
L’oidio attacca sia le parti verdi che i grappoli, esponendoli anche all’ulteriore infezione da parte della Botrite. Contro l’oidio si utilizza principalmente lo zolfo, disponibile in varie formulazioni.
L’alternativa microbiologica allo zolfo, registrata anche sulla vite, è il biofungicida Ampelomyces quisqualis, da usare in condizioni di umidità abbastanza alta e temperature non troppo calde. Il suo effetto è più lento di quello dello zolfo, quest’ultimo però ha effetti un po’ tossici sull’entomofauna utile, ma i due prodotti possono anche essere combinati insieme. Anche prodotti a base di olio essenziale di arancio dolce hanno un effetto contro l’oidio.
Come trattamenti preventivi consideriamo anche il bicarbonato di sodio .
Muffa grigia
Il fungo della Botrite è polifago e infatti attacca molte specie vegetali, ad esempio fragole e lamponi. Sulla vite sverna nei residui infetti caduti a terra (e che per questo conviene sempre togliere e destinare ad un buon compostaggio, dove le temperature si innalzano), e nelle screpolature della corteccia. I conidi del fungo in primavera sono molto mobili, vengono facilmente veicolati dal vento, dalle gocce d’acqua e anche dagli insetti.
La botrite può infettare molto velocemente tutti gli organi della vite, anche se sulle foglie è meno frequente. I tralci verdi mostrano imbrunimenti, i fiori disseccano, ma il danno più grave è quello che può colpire i grappoli d’uva in via di maturazione, dove gli acini vengono avvolti dalla muffa e marciscono. Ne sono meno favoriti i vitigni caratterizzati da grappolo meno serrato e in generale le potature estive devono puntare a scoprire i grappoli, tenendoli esposti all’aria e alla luce. Per i prodotti contro la muffa grigia bisogna fare riferimento a quanto descritto per la peronospora, ma si può utilizzare efficacemente anche un prodotto a base di Bicarbonato di potassio, che a differenza del bicarbonato di sodio è un agrofarmaco e per la vite è registrato contro questa avversità.
Marciume nero dell’uva
Malattia fungina che comporta danni soprattutto agli acini, anche se può instaurarsi su tutti gli organi verdi della vite. Si notano piccole macchie sulle foglie, e sugli acini delle ammaccature che li fanno avvizzire e infine diventare come mummificati.
Mal dell’esca
Si tratta di una sindrome dal quadro piuttosto complesso, ed è provocata da più funghi. Il mal dell’esca ha una forma acuta, capace di portare la pianta a morte in breve tempo, e una cronica, che invece causa un indebolimento lento della pianta, che muore nell’arco di qualche anno.
Sulle foglie è ben riconoscibile con clorosi estese nella lamina fogliare, tra le nervature, che divengono disseccamenti che lasciano un bordo giallo lungo le nervature.
Escoriosi
È una patologia che colpisce la vite soprattutto nelle zone a clima fresco e umido, l’escoriosi è visibile anche in inverno, quando possiamo notare tralci di 1 o 2 anni con aree brunastre disposte in senso longitudinale che fanno da contorno a macchie più chiare. La malattia può causare la morte delle gemme, aborti fiorali e in seguito caduta delle foglie.
Malattie batteriche
Un’altra grande famiglia di patologie del vigneto sono le malattie di origine batterica, le più comuni sono il marciume acido e la rogna della vite.
Rogna della vite
Agrobacterium vitii è l’agente responsabile di questa patologia, che è favorita da ferite già presenti sulla pianta, per esempio per grandine, raccolta, potatura.
I sintomi principali della rogna nel vigneto sono masse tumorali a livello del colletto, sul fusto e persino sui tralci, perché il patogeno sale dal colletto trasportato dai vasi interni. Questi tumori compromettono la funzionalità dei tessuti coinvolti e portano la pianta in sofferenza e ad un calo produttivo.
I trattamenti rameici che si praticano, se necessario, per bloccare peronospora o altre patologie fungine, sono utili anche contro le malattie batteriche, tra cui la rogna della vite, ma è importante innanzitutto proteggere la pianta dopo la potatura mediante trattamenti con propoli. Le foglie infette cadute a terra e i residui di potatura devono essere asportati dal vigneto perché sono siti di svernamento del patogeno.
Marciume acido del grappolo
Il marciume acido del grappolo è causato da vari lieviti e batteri e può essere visibile dall’invaiatura degli acini, che assumono uno strano color nocciola. Poi questi si svuotano e potremo sentire un certo odore di aceto lì attorno.
Uno dei veicoli possibili di questa patologia è la Drosophila, che conviene combattere installando trappole alimentari di tipo Tap Trap rosso.
Malattie virali e fitoplasmatiche
Per fugare ogni dubbio specifichiamo che i virus che colpiscono le piante non attaccano l’uomo, quindi dobbiamo preoccuparci per la salute del vigneto ma non dobbiamo temere per la nostra, che può essere danneggiata da tipi di virus completamente diversi.
Detto questo, le malattie virali e fitoplasmatiche della vite non sono facilmente guaribili, bisogna prevenirle e bloccarne l’espansione ostacolando gli insetti vettori, asportando le parti di pianta colpite e disinfettando accuratamente gli attrezzi usati.
Arricciamento della vite
Una vite colpita dal virus dell’arricciamento mostra internodi più corti, crescita zigzagante dei germogli, foglie “a ventaglio”, aborti fiorali e in conclusione una riduzione dei grappoli che può arrivare anche al 50%.
Flavescenza dorata
Si tratta di una malattia causata da un fitoplasma che è veicolato dalla cicalina Scaphoideus titanus, la quale punge i tessuti per estrarre linfa.
Negli ultimi anni questa malattia è diventata più grave e frequente, ed è oggetto di grande attenzione da parte dei viticoltori. Questo fitoplasma è un “organismo da quarantena rilevante per l’Unione Europea” per cui vi è la lotta obbligatoria.
I sintomi si iniziano a manifestare l’anno successivo dell’avvenuta infezione e sono diversi a secon da della sensibilità o meno del vitigno: per esempio Pinot grigio, Trebbiano, Sangiovese e Chardonnay sono vitigni sensibili.
Quando la malattia è presente, si nota un ritardo della ripresa vegetativa a primavera, con tralci infetti che non lignificano e si coprono di pustole nere, le foglie si accartocciano, ingialliscono o arrossiscono, e i grappoli disseccano già alla fioritura. I sintomi sono molto simili a quelli di un’altra malattia fitoplasmatica che è il “legno nero”, e un riconoscimento vero e proprio si ottiene nei laboratori dei Servizi Fitosanitari Regionali. Questi ultimi emettono Linee guida annuali che spiegano ai viticoltori come comportarsi nel caso in cui rivengano delle viti con segni sospetti di queste avversità, e ancor prima come realizzare dei corretti monitoraggi della patologia e della presenza della cicalina.
Come anticipato sopra, infatti, il monitoraggio dell’insetto è fondamentale per capire in tempo se la vite rischia di essere infettata dalla flavescenza.
L’asportazione dal vigneto delle piante infette è una misura fondamentale nel caso di conclamata presenza di flavescenza.
La bruciatura dei resti di potatura, o comunque l’asportazione lontano dalle viti, elimina anche molte uova svernanti dello Scafoideo, che possiamo combattere anche con trattamenti a base di piretro naturale, secondo modalità e dosi indicate sull’etichetta del prodotto acquistato. Per scoraggiare l’insetto sono risultati utili dei trattamenti primaverili, da fare entro metà giugno, col caolino.