L’erba di San Pietro è una delle piante officinali che possiamo coltivare nell’orto, anche se non rientra tra quelle più note. Chiamarla “aromatica” è forse improprio in quanto non sprigiona effettivamente un aroma intenso paragonabile a quelli di rosmarino o lavanda, tuttavia ha un sapore gradevole e forte, che ricorda quello della menta e dell’eucalipto.
Per questa ragione e per la sua facilità di coltivazione, è quindi interessante introdurre il Tanacetum balsamita nel proprio spazio verde e anche nelle ricette.
In passato era anche chiamata “Erba della Bibbia” perché per la forma lanceolata delle sue foglie la si usava come segnalibro. Oggi possiamo sentirla menzionare anche come menta romana, erba amara, erba della Madonna o erba buona.
Vediamo le caratteristiche di questa specie e impariamo come coltivare l’erba di San Pietro con metodo biologico nell’orto, nell’aiuola multi variegata delle specie aromatiche o anche in vaso.
Tanacetum balsamita: la pianta
L’erba di san Pietro (Tanacetum balsamita) è una pianta erbacea perenne rizomatosa, originaria dell’Asia e del Caucaso e ben acclimatata nel nostro continente.
Appartiene alla famiglia delle Asteracee o Composite come tanti ortaggi che conosciamo: lattuga, cicoria, carciofo, cardo, girasole e topinambur. Quello che ci interessa della pianta sono le foglie, molto ricche di oli essenziali.
Hanno forma ovale allungata, col margine finemente seghettato. Il loro sapore, come anticipato, ricorda quello della menta e dell’eucalpto ma con un tono più amaro.
Dove possiamo coltivarla
L’erba di San Pietro non ha particolari esigenze di clima e terreno, risulta piuttosto adattabile, anche se soffre le gelate intense nelle zone caratterizzate da inverni rigidi e anche il caldo estivo eccessivo.
Rispetto ad altre specie aromatiche mediterranee si adatta bene a posizioni di mezz’ombra, dove le foglie diventano più tenere e carnose rispetto ad un’esposizione in pieno sole, quindi è l’ideale per giardini o balconi un po’ ombreggiati nei quali non sappiamo bene che cosa coltivare.
Lavorazione e concimazione del terreno
Il terreno che ospiterà questa pianta deve essere pulito dall’erba eventualmente presente e dissodato in profondità. Possiamo eseguire la lavorazione principale con la vanga o col forcone, attrezzo, quest’ultimo, che consente di non rivoltare il terreno pur smuovendolo bene, e quindi più ecologico e meno faticoso.
Dopo la lavorazione principale, bisogna zappettare il terreno per rompere le zolle rimaste e livellare la superficie con un rastrello a denti metallici.
Come concimazione di fondo possiamo apportare 3-4 kg/mq di letame o compost maturi, ma senza interrarli in profondità, bensì incorporandoli negli strati superficiali di terreno durante i lavori della zappa e del rastrello.
Trapianto delle piantine
Non è facile ottenere l’erba di San Pietro da seme, quindi in genere si avvia la coltivazione acquistando le piantine da un vivaio.
Il trapianto si pratica a primavera, con una finestra temporale ampia, compresa tra marzo e giugno. Se decidiamo di trapiantare più esemplari di questa specie dobbiamo trapiantarli a circa 20-30 cm di distanza, altrimenti terremo almeno la stessa distanza dalle altre specie aromatiche dell’aiuola. In seguito, le piante tenderanno ad estendersi tramite rizomi, occupando anche dello spazio ulteriore. Quindi potremo gestire questa riproduzione spontanea per creare nuovi esemplari e trapiantarli altrove alle distanze idonee.
Coltivare erba di San Pietro
L’erba di San Pietro non tollera il ristagno idrico, quindi bisogna irrigarla con moderazione, come al solito evitando di bagnare il fogliame ma dando acqua alla base, con annaffiatoio o mediante i tubi dell’irrigazione a goccia.
Come concimazioni annuali, è buona norma spargere sul terreno qualche manciata di concime organico pellettato a primavera e distribuire macerati diluiti di ortica o altre erbe ad effetto fertilizzante.
Bisogna inoltre tenere pulito lo spazio dalle erbe spontanee, mediante zappettature e scerbature manuali in prossimità delle piantine per non rischiare di danneggiarle. Altrimenti possiamo scegliere di praticare la pacciamatura per prevenire il problema a monte, mediante teli o materiali naturali come paglia, foglie, cortecce e altro.
La pianta è piuttosto rustica e raramente si verificano danni da qualche avversità, per cui è davvero semplice attuare una coltivazione biologica. Possono capitare dei marciumi radicali nel caso di ristagni idrici, per questo se il terreno tende molto a compattarsi e ad inzupparsi con la pioggia, conviene coltivare su un’aiuola rialzata.
Coltivare l’erba di San Pietro in vaso
L’erba di S. Pietro, come anticipato, è adatta anche alla coltivazione su balconi e terrazze, in vari tipi di contenitore. Scegliamo un buon terriccio, se possibile arricchito di terra vera di campagna e fertilizzanti naturali come stallatico o compost maturo.
Raccolta e utilizzo delle foglie
Le foglie dell’erba di San Pietro devono essere raccolte fresche, meglio se prima della fioritura della pianta. Sono molto aromatizzanti e hanno un profumo delicato e, come dicevamo, un sapore mentolato.
Possiamo utilizzare le foglie per preparazione di infusi, ma anche per frittate, liquori digestivi e sorbetti, ripieni di ravioli e di tortelli. Oppure possiamo semplicemente aggiungere le foglie crude all’insalata mista.
Per essiccare le piante, bisogna metterle in luoghi freschi, abbastanza ventilati e non umidi.
Proprietà officinali dell’erba di San Pietro
In erboristeria la nostra “erba amara” è impiegata attribuendole diverse proprietà officinali e benefiche per l’organismo, in particolare antisettiche.
Si impiega la tisana come presunto rimedio naturale per influenza e mal di stomaco, si sfruttano anche le sue proprietà balsamiche per tosse e raffreddore.