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Le parole botaniche per coltivare e prendersi cura dell’orto coi termini giusti che raccontano le caratteristiche di una pianta e delle sue parti.
Operazione con cui si fanno cadere frutti dall’albero, percuotendolo con una canna o altro. In uso in particolare per le olive o le mandorle.
Detto di piante erbacee, sviluppare il cespo. Ad esempio in lattughe, cicorie.
Sono acidi deboli prodotti dalla biodegradazione microbica del materiale organico presente nel terreno.
Le piante acidofile sono quelle che prediligono un terreno acido (ovvero con pH minore a 7). Ad esempio sono specie acidofile gli agrumi e vari piccoli frutti.
I microrganismi aerobi sono quelli che vivono in presenza di ossigeno. Nel suolo, abitano lo strato più superficiale del terreno (top soil, circa 20 cm). I microrganismi anaerobi, al contrario, abitano gli strati più profondi del terreno e vivono solo in assenza di ossigeno.
Sono micotossine prodotte da due specie di Aspergillus, un fungo che si trova soprattutto in zone caratterizzate da clima caldo e umido. Note per il loro potere tossico, cancerogeno e mutageno, sono frequenti contaminanti alimentari che si sviluppano durante la conservazione dei cereali.
Si definisce riproduzione agamica la riproduzione asessuata, ad esempio quella che otteniamo per talea. La riproduzione agamica ci permette di avere le stesse caratteristiche (stesso DNA) della pianta madre, a differenza della riproduzione da seme.
Insieme di pratiche basate sulla visione del mondo elaborata dal teosofo ed esoterista Rudolf Steiner, da attuarsi durante la produzione agricola, in particolare di prodotti alimentari.
La fase in cui i fiori, tramite fecondazione dell’ovario, diventano frutticini.
Fenomeno tipico di alcune piante per cui si alterna un anno di ottima produzione (annata di carica) e un anno di scarsa produzione (annata di scarica).
Sostanze in grado di modificare e potenziare le caratteristiche chimiche, fisiche, biologiche e meccaniche di un terreno. Migliorano la struttura del suolo, oltre a mantenere la fertilità biologica nutrendo microrganismi.
Trattamento contro le patologie delle piante di natura fungina, volto a contrastare le spore (esempio: rame, zolfo).
All’apice, ovvero al termine del ramo, in cima.
Strumento classico per la lavorazione del suolo, usato fin dai tempi più remoti per rompere e smuovere la superficie del terreno, preparandola per la coltivazione.
Pianta perenne con fusti legnosi, rispetto all’albero ha altezza limitata e non ha un fusto principale distinto.
Le particelle argillose del terreno sono quelle con diametro inferiore a 0,002 mm.
Forma di agricoltura che si concentra sulla coltivazione di colture in condizioni di aridità, minimizzando l’impiego di acqua.
Animali della famiglia dei mammiferi roditori, molto simili ai topi.
Attrezzo specifico per la creazione di un solco nel terreno. Si impiega su suolo precedentemente lavorato, per aprire piccoli fossi di scolo, solchi dove seminare, oppure per rincalzare colture in filari. L’assolcatore è costituito da un manico a cui è agganciato un corpo frontale a forma di “V” che penetra nel terreno provocandone una prima rottura.
Pianta giovane (di 1-3 anni) innestata o nata da seme, su cui non è ancora stata impostata una forma d’allevamento. Nella potatura a vaso ad esempio l’astone viene capitozzato perché sviluppi le branche. Quando si acquista una pianta da frutto in vivaio si può comprarla come astone oppure già impostata.
Attrezzo agricolo utilizzato soprattutto nei frutteti per irrorare trattamenti antiparassitari, concime fogliare o altre sostanze in soluzione. Esiste in diverse dimensioni: portato a spalla, trainato o semovente, nebulizza la miscela da distribuire in acqua e la indirizza sulla coltura da trattare.
Pianta capace di fecondare sé stessa.
Pianta incapace di fecondarsi in autonomia, per produrre frutti richiede la presenza di una pianta di varietà compatibile, che faccia da impollinatore.
Ormoni vegetali responsabili, insieme ad altre sostanze, di alcuni processi di crescita della pianta. In particolare hanno un ruolo importante nella dominanza apicale.
Albero o arbusto che tende a far crescere maggiormente i rami prossimi all’asse centrale, alla base dei rami o del fusto, con la tendenza quindi a svilupparsi rapidamente in altezza con gran parte della vegetazione.
Malattia delle piante dovuta a patogeni di natura batterica.
Rialzo del letto di coltivazione, ottenuto spostando terreno dal camminamento all’aiuola. La coltivazione a baulature, favorendo il deflusso laterale delle acque in eccesso, riduce il pericolo di ristagno idrico.
Materiale carbonioso ottenuto per pirolisi di biomassa, sia di origine animale che vegetale.
Formazione che troviamo tra i rami delle pomacee, nata da una lamburda dell’anno precedente, su cui si crea un rigonfiamento (accumulo di sostanze nutritive), da cui nascerà poi una nuova lamburda.
Fiore ancora chiuso nei suoi tepali.
Grosso ramo, che fa parte della struttura permanente dell’albero. La branca principale parte dal tronco direttamente, la branca secondaria parte da una branca principale.
Ramo sottile di un anno, lungo 20-30 cm, formazione fruttifera tipica di varie piante. Nelle drupacee ha una gemma a legno all’apice e varie gemme a fiore e a legno distribuite lungo tutto il suo asse. Nelle pomacee ha all’apice una gemma mista e gemme a legno lungo il suo asse.
Pianta che perde le foglie in autunno, sinonimo di decidua, contrario di sempreverde.
Roccia sedimentaria il cui componente principale è il minerale calcite (carbonato di calcio, CaCO3). Un terreno è detto calcareo se molto ricco di carbonato di calcio (CaCO3 > 20%).
Parte interna della pianta, che sta subito sotto la corteccia, dove scorre la linfa. Fondamentale per l’innesto far combaciare il cambio delle due parti di pianta da innestare.
Polvere di roccia utilizzata in agricoltura come trattamento protettivo, allo scopo di asciugare l’umidità superficiale e scoraggiare l’attività di insetti fitofagi.
Nella vite, tralcio con un certo numero di gemme che andiamo a legare, per produrre i nuovi tralci che porteranno i grappoli.
Forma d’allevamento della vite, variante del Guyot, dove il capo a frutto, invece che essere tenuto in orizzontale, viene piegato e legato al filo sottostante o al filo di cordone.
Polloni che nascono lateralmente da un rizoma della pianta del carciofo e che vengono eliminati con la potatura, per permettere un migliore sviluppo e fruttificazione della pianta.
Scarsità di un determinato elemento nutritivo importante per la vita della pianta, che determina uno stato di sofferenza della stessa.
Comunemente chiamato “chicco” o “granella”, è un frutto secco tipico della famiglia delle graminacee.
Pianta che non ha un unico fusto, ma ha ramificazioni che originano direttamente dal ceppo (da terra).
Parte aerea della pianta, che si trova sopra al tronco, intesa nella sua interezza (branche, sottobranche, rami, foglie).
Taglio della cima del ramo, in genere si esegue per produrre legno. Sinonimo: spuntatura.
Sinonimo di colletto di corteccia.
Nella pianta è il punto di congiunzione tra apparato radicale e fusto.
Punto di congiunzione tra un ramo e la branca, è il punto corretto dove effettuare un taglio di eliminazione e si riconosce per un leggero corrugamento della corteccia. Sinonimo: collare di corteccia.
Forma di coltivazione che fa ricorso a mezzi (tunnel, serre, semenzai) che proteggono le colture da fattori climatici avversi che potrebbero pregiudicare il ciclo produttivo.
Concimazione che si effettua dopo la semina o il trapianto, per stimolare lo sviluppo della pianta. Lo scopo è quello di fornire nutrienti che siano immediatamente disponibili e utili per lo sviluppo della pianta in quel particolare periodo.
Ha l’obiettivo di arricchire il terreno rendendolo fertile prima dell’inizio della coltivazione: si tratta quindi di una concimazione pre impianto. Si effettua in particolare arricchendo il suolo con sostanza organica, utilizzando ammendanti come letame e compost. Il periodo migliore per la concimazione di fondo è l’autunno.
Coltivazione contemporanea di piante di specie diverse sullo stesso appezzamento di terreno, che possono aiutarsi su vari aspetti (repellendo insetti, favorendo la rispettiva crescita con esudati radicali…) o comunque ottimizzare lo spazio coltivato.
Fusto di pianta rampicante, mantenuto in orizzontale lungo il filo della spalliera.
Conosciuto anche come preparato 500, è utilizzato nell’agricoltura biodinamica. È costituito da letame di vacca infilato nel cavo di un corno proveniente da una vacca che abbia partorito almeno una volta. Il corno, una volta riempito, viene sotterrato per lasciarlo fermentare durante l’inverno. Il composto viene recuperato nei giorni prossimi alla Pasqua, quando ormai si è trasformato in humus e ha perso l’odore del letame, acquisendo quello nobile del sottobosco. Viene allora distribuito, miscelato e diluito con acqua (in gergo dinamizzato), con lo scopo (presunto e non dimostrato) di incrementare la resa produttiva del terreno.
Conosciuto anche come preparato 501, è utilizzato nell’agricoltura biodinamica. È costituito da quarzo e silice finemente tritati, miscelati con acqua e inseriti in un corno di vacca che viene interrato a Pasqua ed estratto tra ottobre e novembre. Si ritiene che il preparato, spruzzato sugli ortaggi, porti benefici importanti come l’aumento della resistenza delle piante alle patologie fungine, l’aumento degli aromi, degli zuccheri e di una complessità del gusto.
Concime organico naturale ad alto titolo di azoto. Viene ottenuta da corna ed unghie di bovini macinate.
In agricoltura, prodotto di origine naturale, non ascrivibile alla categoria dei fertilizzanti, che migliora la resistenza delle piante a condizioni avverse e organismi nocivi. Ad esempio la propoli o l’estratto di equiseto.
Parte esterna protettiva della pianta, che riveste le parti legnose.
Vedi varietà.
Piccolo ramo dell’anno, con all’apice gemma a legno. Il dardo fiorifero tipico delle drupacee è chiamato mazzetto di maggio.
Attrezzo a motore utilizzato per lo sfalcio di erba, sterpaglie, cespugli e giovani tronchi, nonché per la pulizia del sottobosco. Può montare una lama, per la gestione della vegetazione più arbustiva, o un filo sintetico per quella erbacea.
Vedi caducifoglia
Si toglie una parte di corteccia per indebolire una branca troppo vigorosa. Togliendo un anello di corteccia obblighiamo la pianta a cicatrizzare in quel punto, questo rallenta lo scorrere della linfa verso la cima.
Preparazione liquida ottenuta per immersione e cottura in acqua bollente di una fonte vegetale, allo scopo di estrarne alcuni princìpi attivi. I vegetali vengono fatti sobbollire in acqua per un certo tempo.
Specie che ha fiori maschili e femminili su piante diverse e richiede quindi presenza di entrambi i sessi per produrre frutto. Ad esempio l’actinidia.
Togliere rami (o anche fiori, frutti) quando sono presenti in quantità eccessiva. Si fa eliminando incroci o sovrapposizioni, per lasciar circolare aria, per concentrare le risorse sui frutti che lasciamo.
Fenomeno per cui lo sviluppo delle gemme laterali viene inibito dall’apice vegetativo, dovuto alla presenza di auxine. La dominanza apicale condiziona la forma che va ad assumere la pianta.
Stato fisiologico in cui si trova un seme o un bulbo che, pur in condizioni favorevoli alla germinazione, è incapace di germinare. Nelle piante da frutto può indicare il riposo vegetativo invernale.
Gruppo di piante della famiglia delle rosaceae e della sottofamiglia delle prunoideae. I frutti sono drupe. Ne fanno parte ad esempio pesco, ciliegio, susino, albicocco, mandorlo.
Frutti che hanno una buccia, una polpa e un nocciolo centrale che contiene il seme.
Microrganismi effettivi o microrganismi efficaci. Microrganismi che presiedono ai più importanti processi che garantiscono la vita vegetale: sono in grado di fissare l’azoto atmosferico, decompongono rifiuti organici e residui vegetali, detossificano i pesticidi, sopprimono le malattie delle piante e del terreno, alimentano il ciclo degli elementi e producono composti bioattivi come le vitamine, ormoni ed enzimi che stimolano la crescita delle piante. La maggior parte di questi microrganismi effettivi sono batteri dell’acido lattico, lieviti e un minore numero di batteri fotosintetizzatori. In commercio si trovano prodotti a base di EM da somministrare alle colture.
Attività agricola che consiste nell’allevamento di chiocciole, al fine di ottenere carne di lumaca e/o bava utilizzata a scopo cosmetico.
Prodotto contenente agenti esterni che somministrati alla pianta sono in grado di stimolare il suo sistema immunitario, in modo che alzi le sue barriere difensive.
Ramo della zoologia dedicato allo studio degli insetti.
Dannoso per gli insetti. Esistono ad esempio funghi o altri microrganismi entomopatogeni, che si possono usare per contrastare specifici insetti parassiti.
Consiste nel fenomeno di asportazione di materiale che da parte dell’acqua e del vento, attraverso azioni meccaniche e chimiche.
Detto anche frangizolle, è una macchina agricola portata o trainata da una trattrice per effettuare la cosiddetta erpicatura, che segue all’aratura con lo scopo di rompere le zolle e dissodare il terreno in vista della semina, oppure di interrare il concime sparso sul terreno o, ancora, di rompere il manto erboso.
In agricoltura, stadio specifico del ciclo vitale di una pianta identificato da condizioni morfologiche e fisiologiche indotte dalla mutazione stagionale delle condizioni ambientali. A diverse fasi fenologiche corrispondono diversi bisogni della pianta.
Sostanza chimica prodotta ed escreta da un animale, che determina, in altri individui della stessa specie che viene a contatto con essa, una specifica modificazione fisiologica e/o di comportamento. Si usano trappole a feromoni per attrarre in modo selettivo un determinato insetto, al fine di monitoraggio o cattura massale.
Applicazione di fertilizzanti o nutrienti in un sistema agricolo attraverso la rete di irrigazione: gli apporti nutritivi vengono disciolti in acqua e quindi assunti direttamente dalle piante quando assorbono l’acqua.
Fenomeno per il quale le giovani piantine appena germinate, in mancanza di sufficiente luce, crescono esili e pallide direzionandosi verso la sorgente luminosa.
Stato di sofferenza della pianta dovuto non a un agente patogeno, ma a condizioni ambientali avverse, come carenza di acqua, eccessiva esposizione solare o altro. Ad esempio scottature e spaccature dei frutti, marciume apicale del pomodoro.
Animale che si nutre di cibo vegetale, per cui mangia le piante.
Sinonimo di patologia vegetale.
Preparato biodinamico costituito da letame, farina di basalto, gusci d’uovo e altri preparati biodinamici. Si ritiene che stimoli l’attività del suolo e i processi di trasformazione della sostanza organica nel terreno ad opera dei microrganismi.
Albero innestato in cui il portinnesto è della stessa specie del nesto (esempio: melo innestato su melo). In genere induce una maggior vigoria alla pianta.
Terreno franco, tipo di terreno in cui le particelle di argilla, limo e sabbia sono presenti in modo bilanciato.
Forma di allevamento con un unico asse centrale: dal fusto partono i rami verso l’esterno, allargandosi scendendo come un cono, piuttosto stretto. La piramide è analoga, ma si allarga maggiormente.
Struttura portante primaria della pianta. Sinonimo di tronco.
Organo vegetativo che origina rami, fiori e foglie.
Gemme che danno vita a fiori e quindi a frutti, più rigonfie delle gemme a legno. Sinonimi: gemme a frutto o gemme produttive.
Gemme che danno vita a germogli e quindi a rami e foglie. Più piccole e appuntite delle gemme a fiore. In genere adese al ramo.
Gemme che producono sia fiori che foglie.
Organi vegetali sviluppati dalle gemme a legno, prime formazioni non ancora lignificate che diventano poi rami.
Forma di allevamento in volume, con la chioma a forma sferica, mantenendo produzione e vegetazione sulle parti più esterne della chioma.
Fuoriuscita patologica di sostanze mucillaginose, dovuta all’azione di funghi o batteri. Avviene in particolare su ferite recenti.
Concime naturale, formato dalla decomposizione di escrementi di uccelli marini, depositati nel corso di secoli soprattutto lungo ìcoste e ìisole del Perù e del Cile, usato come fertilizzante per il suo tenore di fosfati e di composti azotati.
Forma di allevamento della vite che prevede di mantenere il fusto a circa 80 cm da terra e di tenere un capo a frutto steso orizzontalmente lungo il filo di cordone.
Incrocio di prima generazione (dall’inglese, Filial 1 hybrid) tra due specie diverse, ottenuto tramite un lungo lavoro di selezione genetica per ottenere frutti che abbiano certe caratteristiche desiderate. Le successive generazioni chiamate F2 e poi F3 avranno una genetica modificata, perché alcune caratteristiche latenti nel dna delle piante F1 possono tornare a presentarsi. Spesso gli F1 sono sterili o producono generazioni F2 poco produttive, considerato che la fecondazione autotrofa praticata nelle generazioni precedenti comporta un grave indebolimento genetico. In ogni caso le piante F2 non avranno le caratteristiche per cui erano stati selezionati i semi F1.
Punto in cui dal fusto si originano i rami principali. Viene determinato in potatura di allevamento, capitozzando l’astone.
Come la decorticazione, ma limitata a un taglio che arriva fin sotto corteccia. Si esegue per rallentare la linfa.
Frutto che, giunto a maturazione, non si apre spontaneamente per rilasciare il seme.
Torsione di un ramo, fino quasi a romperlo, arrivando a vedere le fibre che si aprono. Si esegue per rallentare la linfa.
Preparazione liquida ottenuta versando acqua bollente sulla fonte vegetale da cui si desidera estrarre la componente idrosolubile.
Tecnica per cui sull’apparato radicale di una pianta (portinnesto) viene inserita un’altra pianta (marza o nesto), al fine di determinare la varietà di frutto prodotta.
Si pratica un’incisione a V sopra una gemma, per rallentare il flusso di linfa verso l’alto e farla quindi soffermare sulla gemma che abbiamo scelto, rafforzandola.
Una serie di tagli sul ramo, effettuati per poter fare una piegatura più facilmente anche su rami di spessore elevato.
Ramo di un anno, di piccole dimensioni, all’apice ha una gemma mista. Tipico delle pomacee.
Porzione di legno che scegliamo di lasciare quando eliminiamo un ramo nella vite o nell’olivo. Questa piccola parte di ramo si lascia per evitare di portare un disseccamento nel ramo principale.
Materiale, costituito da paglia, foglie, erba, che, nelle stalle, serve da giaciglio agli animali, e dopo l’uso viene trasformato in letame insieme alle deiezioni che gli animali vi depositano.
Frazione di particelle del terreno con diametro compreso tra 0,05 e 0,002 mm.
Farina calcarea ottenuta da alghe, utilizzata in agricoltura come corroborante e concime.
Preparazione liquida ottenuta per immersione prolungata di una fonte vegetale, in acqua o altri liquidi, a temperatura ambiente. I periodi di riposo del macerato per l’estrazione dei principi attivi della fonte vegetale variano da alcune ore fino a diversi giorni.
Sali minerali che costituiscono il principale nutrimento delle piante. I macroelementi principali sono azoto (simbolo chimico N), fosforo (P), potassio (K). I macroelementi secondari sono calcio (Ca), ferro (Fe), magnesio (Mg), zolfo (S).
Sono malattie parassitarie dei vegetali causate da funghi microscopici, come peronospora e oidio.
Metodo per moltiplicare piante, provocando il radicamento direttamente sul ramo della pianta madre.
Parte di pianta che viene innestata sul portainnesto e determina la varietà. Sinonimo: nesto.
Nome commerciale di un tipo di bioplastica (plastica biodegradabile) ricavata dall’amido di mais.
Dardo fiorifero tipico delle drupacee, ha una corona di gemme a fiore con una gemma a legno nel centro. Ha la caratteristica di auto rinnovarsi, perché la gemma a legno produce un nuovo mazzetto di maggio per l’anno successivo.
Tessuto le cui cellule si possono dividere indefinitamente.
Associazioni simbiotiche tra funghi del terreno e radici non lignificate delle piante. Sono presenti in natura, esistono anche prodotti specifici per aumentarne la presenza a favore delle coltivazioni.
Come i macroelementi, sono elementi necessari per lo sviluppo delle piante. Il fabbisogno di microelementi è quantitativamente inferiore al fabbisogno di macroelementi. Sono microelementi il manganese (Mn), lo zinco (Zn), il boro (B), il rame (Cu), il molibdeno (Mo), il silicio (Si).
Procedimento produttivo agricolo che consiste nell’adibire vaste zone di territorio alla coltura di un’unica specie vegetale, in maniera intensiva e standardizzata, al fine di massimizzare la resa.
Pianta che presenta sia fiori maschili che femminili sullo stesso esemplare.
Macchina agricola motorizzata per la lavorazione superficiale del terreno. Viene usato particolarmente per la lavorazione (fresatura) di piccoli appezzamenti di terreno nell’orticoltura e nel giardinaggio. È dotato di un motore a scoppio (a benzina o diesel), di un unico albero motore e di un manubrio a stegole che porta i comandi. La trazione è assicurata da due ruote motrici, spesso con differenziale e a volte con frenatura separata delle due ruote per minimizzare il raggio di svolta in spazi angusti. Una presa di potenza permette di azionare i diversi attrezzi trascinati o portati.
Simile per aspetto al motocoltivatore, questa macchina è sprovvista di ruote e deve la sua trazione unicamente alle frese. Rispetto al motocoltivatore, lavora il terreno più in profondità, ma svolge quasi esclusivamente la funzione di fresatura.
Letteralmente, dall’inglese: “copertura del terreno” ma anche “concime”. Nel giardinaggio indica una tecnica di taglio erba che prevede di non raccogliere il materiale di sfalcio: il tosaerba sminuzza l’erba in piccole parti che verranno lasciate nel terreno, a reintegrare sostanza organica.
Tecnica di raccolta che prevede di raccogliere solo qualche foglia dell’ortaggio (quelle basali e più esterne) e non l’intero cespo.
Portinnesto che limita lo sviluppo della pianta.
Piccoli organismi invertebrati vermiformi. Alcuni si annidano nelle radici delle piante evitandone lo sviluppo e la giusta crescita. Altri sono innocui per le colture e hanno azione entomopatogena, per cui si possono usare come difesa biologica dai parassiti.
Vedi marza.
Tecnica di coltivazione che mira a minimizzare l’intervento umano, riducendo lavorazioni e concimazioni. Si basa sulla coltivazione di più ortaggi in una stessa aiuola, generalmente realizzata a bancali rialzati e pacciamati.
Germogli ascellari quiescenti (non schiusi) della pianta di carciofo, che si prelevano come materiale di propagazione dalla pianta madre in estate durante la fase di riposo della carciofaia.
Tecnica che consiste nel coprire il terreno attorno alla pianta, con materia organica o teli, al fine di contenere piante infestanti, preservare le risorse idriche e proteggere dal gelo.
Forma di allevamento bidimensionale a parete.
Quando le piante in vivaio vengono fornite con la terra attorno alle radici, si indica questa porzione di terra come “pane di terra”. Le piante in pane di terra sono fornite in vaso o in zolla, in alternativa vengono fornite a radice nuda.
Quando una pianta forma frutto senza una fecondazione, non servono quindi impollinatori e per conseguenza i frutti non hanno semi.
Scienza che studia la composizione, la genesi e le modificazioni del suolo; è una branca dell’agronomia.
Forma d’allevamento della vite, in cui si fanno arrampicare i tralci su una struttura a tetto.
Parete esterna del frutto.
Tecnica che prevede di legare i rami, per forzare un cambio di direzione, descrivendo una curva. In genere si usa per inclinarli, rivolgerli in orizzontale o verso il basso o per distanziarli da altri rami paralleli.
Forma di allevamento basata un unico asse centrale, come nel
fusetto, ma che si allarga maggiormente scendendo.
Tecnica di eliminazione delle erbe infestanti tramite l’uso di una fiamma viva.
Processo di decomposizione termochimica, ottenuto mediante l’applicazione di calore e in completa assenza di un agente ossidante (normalmente ossigeno). In condizioni anossiche (totale assenza di ossigeno), il materiale subisce la scissione dei legami chimici originari con formazione di molecole più semplici.
Concime costituito dalle deiezioni compostate degli avicoli (galline, pollame e altri volatili).
Fusto erbaceo che nasce in posizione basale, direttamente dall’apparato radicale della pianta. Ha un portamento fortemente verticale, che mantiene anche dopo la lignificazione. In genere si elimina, eccetto nel caso in cui ci sia da rinnovare la pianta con un nuovo fusto.
Gruppo di piante che producono “pomi” (falsi frutti, il vero frutto è il torsolo, mentre la polpa è il ricettacolo del fiore), come pero, melo, cotogno. A livello botanico fanno parte della famiglia delle rosaceae e della sottofamiglia delle maloideae.
Portainnesto ottenuto da pianta nata da seme.
Pianta su cui viene innestata un’altra pianta (marza).
Aspetto visivo della parte aerea della pianta.
Operazioni di potatura che si eseguono nei primi anni di vita della pianta, per impostare la sua forma prima che entri in produzione.
Operazioni di potatura che si eseguono durante il riposo vegetativo della pianta, in cui si effettuano tagli delle parti lignificate.
Operazioni di potatura che si eseguono durante la stagione vegetativa della pianta. Ad esempio la rimozione di succhioni e polloni.
Aiuola rialzata di coltivazione.
Metodo di propagazione che consiste nell’interrare una parte di ramo di una pianta, scortecciata o danneggiata al fine di farla radicare, separandola dalla pianta madre solo dopo il radicamento. Si può eseguire ad esempio per lamponi, more, vite.
Il pH (dalle parole Potenziale d’Idrogeno, in inglese) è una misura dell’acidità (del suolo, di una soluzione e in generale di un substrato). Ė una funzione logaritmica della concentrazione degli ioni H+ presenti nel substrato d’interesse. I valori “ragionevoli” del pH vanno da 0 a 14; il pH=7 identifica un substrato neutro, valori di pH<7 caratterizzano substrati acidi (tanto più acidi quanto è minore il pH) e valori di pH>7 caratterizzano substrati basici (sinonimo di alcalini; tanto più basici quanto maggiore è il pH). In agronomia, il pH viene anche definito “reazione del suolo”. Il pH di un terreno misura l’acidità della cosiddetta “fase liquida” del suolo, ovvero della soluzione circolante tra le particelle che compongono il suolo. Il pH ha un importante influsso su moltissime reazioni che avvengono in natura ed è determinante per la vita dei microrganismi del suolo. Di conseguenza ha effetti anche sull’attività dell’apparato radicale delle piante, in particolare sulla loro capacità di assimilare sostanze nutritive. La maggior parte degli ortaggi chiede un substrato neutro, compreso tra 6 e 7, mentre i piccoli frutti sono in genere piante acidofile, che prediligono valori di pH più bassi, intorno ai 4,5 / 5.
Preparato utile per la difesa dell’orto dai parassiti che si ottiene dalla corteccia di quassia amara, una pianta di origine tropicale.
Eliminazione di una porzione di ramo, si taglia una porzione più lunga rispetto alla cimatura.
Si dice “piante a radice nuda” quando in vivaio vengono fornite le piante giovani (astoni) senza vaso o zolla di terra. In alternativa le piante vengono fornite complete di pane di terra.
Formazione che porta sia gemme a legno che gemme produttive. Il ramo misto nelle pomacee ha gemme miste all’apice e gemme a legno sulla lunghezza (raramente anche gemme miste), nelle drupacee ha gemme a legno e a fiore sul suo asse.
Pianta lianosa, dai fusti sottili e flessibili, che cresce prostrata e strisciante. Viene coltivata in verticale con supporti. Ad esempio actinidia e vite.
Accumulare terra al piede di piante in accrescimento allo scopo di favorire l’emissione di nuove radici, per esempio nel mais, o per ottenere l’imbianchimento delle parti sotterrate, per esempio nel porro, nel finocchio e nel sedano.
Periodo nella stagione invernale in cui le piante caducifoglie riducono al minimo le attività vegetative, con la caduta delle foglie e prima dello schiudersi delle gemme in primavera.
Attrezzo per la lavorazione del suolo, trainato dal trattore. L’operazione definita ripuntatura o scarificatura consiste nel frantumare gli strati più compatti del terreno a diversi livelli di profondità, al fine di favorire il drenaggio dell’acqua. Il ripper pratica dei tagli verticali nella terra, anche molto profondi, fino a un metro, senza provocare rivoltamento e rimescolamento degli strati del terreno.
È la porzione di suolo che circonda le radici delle piante, da cui esse assorbono i nutrienti essenziali e l’acqua necessaria per crescere. Sono presenti nella rizosfera ulteriori componenti biotiche quali ad esempio microorganismi simbiontici, batteri benefici e patogeni, funghi micro e macroscopici.
Pianta piuttosto resistente a gelo e malattie.
Indica le particelle di terreno con diametro compreso tra 2 e 0,05 mm.
Indica una misura della quantità di sali solubili nella soluzione circolante tra le particelle del terreno. Costituisce spesso il principale fattore limitante della fertilità dei suoli. L’inconveniente principale è che l’elevata salinità crea sempre difficoltà all’assorbimento radicale dell’acqua, perché la soluzione circolante è così concentrata da produrre un potenziale osmotico talmente elevato che le radici delle piante, invece di assorbire acqua, la cedono andando incontro a disidratazione.
Operazione in cui si tolgono i germogli appena cresciuti dal fusto o dalle branche principali, prima che possano lignificare, è un’operazione di potatura verde.
La frazione inorganica di un suolo è costituita da particelle aventi dimensioni diverse. Alle particelle con dimensioni superiori a 2 mm si dà il nome di “scheletro”, mentre la frazione formata da particelle con diametro inferiore a 2 mm è denominata “terra fine”.
Operazione di potatura verde che si può fare nelle drupacee e nel kaki: si tolgono i rami anticipati che vanno troppo in competizione con le cime.
Quando la corteccia si stacca durante il taglio di un ramo oppure per una rottura accidentale, creando una ferita ampia.
Tecnica per seminare in modo veloce, senza prendere misure o tracciare solchi ci si limita a lanciare i semi sul terreno, a mano aperta col gesto tipico della tradizione contadina.
Il metodo che consiste nel dilazionare i tempi di semina su un periodo ampio in modo da avere un raccolto più graduale e prolungato.
Pianta che non perde le foglie in autunno-inverno ma ha un rinnovo fogliare graduale. Sono sempreverdi ad esempio gli agrumi e l’olivo.
Togliere foglie dal ramo, per dare luce al frutto e magari ridurre l’umidità interna alla chioma.
Vedi diradamento.
Eliminazione alla base di un ramo. (sinonimo di eliminazione).
Pratica agronomica che consiste nell’interramento di materiale vegetale (di solito una coltura erbacea coltivata appositamente) con lo scopo di mantenere o aumentare la fertilità del terreno, apportando sostanza organica e, se si usano leguminose, azoto.
Forma di allevamento delle piante da frutto, in cui vengono fatte crescere in modo bidimensionale, lungo appositi sostegni. Si definisce spalliera anche la struttura stessa su cui si fissano le piante.
Un taglio di raccorciamento, che però lascia solo lo sperone, ovvero una porzione di legno di qualche centimetro. Nella vite si impiega tipicamente nel cordone speronato, dove si lasciano tanti speroni che daranno poi produzione, nel frutteto invece è in genere un taglio a legno, per le pomacee si usa con moderazione.
Piccola porzione di ramo, lunga pochi centimetri, provvista di poche gemme, che viene lasciata potando.
Taglio dei polloni basali, che si trovano al piede della pianta.
Vedi cimatura.
Concime organico biologico totalmente naturale che nutre le piante e aumenta la fertilità del terreno. A base di letame bovino altamente umificato, migliora la struttura del terreno, favorisce lo sviluppo dei microrganismi che lo popolano e apporta acidi umici e carbonio organico, elementi indispensabili per lo sviluppo delle piante.
Lo stress idrico sopravviene in una pianta quando la quantità di acqua traspirata è superiore alla quantità di acqua assorbita dalla pianta. Per evitare queste situazioni critiche, le piante hanno diverse strategie; in condizioni di stress chiudono gli stomi, limitando così le perdite di acqua. Un altro modo per sopravvivere alla siccità è quello di ridurre la superficie di traspirazione delle foglie. Il risultato di questi sforzi è il rallentamento dello sviluppo e della produttività: nei casi più gravi porta all’appassimento e alla morte delle piante.
Tagliare la pianta alla base, lasciando una piccola porzione. Si fa in casi eccezionali per salvare piante compromesse ma con apparato radicale vivo, facendo crescere poi i ricacci.
Una pianta si dice “in succhio” quando è in piena attività vegetativa e la corteccia si può staccare facilmente dal legno.
Ramo con forte portamento verticale, che cresce spesso sulla parte superiore (dorso) delle branche.
Fosse livellari, che corrono lungo una linea di livello del terreno. Hanno lo scopo di modificare il defluire dell’acqua, permeando il suolo.
Tessuto Non Tessuto. Materiale simile al tessuto prodotto senza realizzare una trama (come nei tessuti tradizionali), usando elementi naturali oppure sintetici, come il polipropilene. Il TNT è ideale per proteggere le colture dal freddo, dagli agenti atmosferici più violenti e dall’attacco di insetti che non riescono a oltrepassarlo. Può essere impiegato anche come telo pacciamante. Resta permeabile alla luce, all’aria e all’acqua. Il TNT aiuta anche a termalizzare il terreno, mantenendolo fresco di giorno e tiepido di notte, e ne mantiene più a lungo l’umidità.
Definiamo taglio a frutto gli interventi volti a dirigere le forze della pianta verso la produzione di fiori (e quindi di frutta), canalizzando la linfa verso le gemme a fiore.
Si effettua per indurre la pianta a produrre rami, quindi legno. Spesso si esegue in fase di allevamento o quando vogliamo riempire una parte di pianta rimasta vuota.
Taglio che direziona l’energia della pianta dalla branca precedente ad una sua branca secondaria. Tagliamo in corrispondenza dell’attaccatura del nuovo prolungamento che abbiamo scelto, portando la linfa in quella direzione. È il taglio che si esegue per ridurre altezza e ampiezza dei rami.
Metodo di moltiplicazione agamica che consiste nell’asportare una porzione di pianta, per interrarla e farla radicare.
Il momento in cui la pianta è più ricca di oli essenziali. Le piante destinate all’estrazione dell’olio essenziale vanno raccolte in un determinato periodo dell’anno e in determinate ore e condizioni meteorologiche, per ottenere una resa qualitativa e quantitativa migliore.
Numero minimo di giorni che deve intercorrere tra la data in cui è stato eseguito un trattamento con prodotti fitosanitari e la data di raccolta dei prodotti agricoli, per procedere al loro consumo. Si trova indicato sull’etichetta di ogni prodotto fitosanitario.
Forma rialzata di allevamento della vite.
Parte più superficiale del terreno, costituita indicativamente dai primi 20 cm, abitata dai microrganismi aerobi.
Deposito composto da resti vegetali sprofondati e impregnati d’acqua che, a causa dell’acidità dell’ambiente, non riescono a decomporsi interamente. La torba, primo stadio della trasformazione della materia organica in carbon fossile, è il principale substrato vivaistico per la produzione di ogni tipo di pianta ornamentale e da frutto. Si utilizza soprattutto in giardinaggio e agricoltura come ammendante ricco di sostanza organica, acidi umici e fulvici e nutrienti per il suolo. L’estrazione di torba è molto nociva a livello ecologico.
Ramo tipico delle piante rampicanti, flessibile e strisciante.
Trappole che sfruttano feromoni per attrarre insetti in modo selettivo. Si impiegano per monitoraggio e cattura massale di parassiti.
Le trappole alimentari hanno come principale attrattivo un’esca, che rappresenta un nutrimento appetibile per l’insetto target. Questo permette alla trappola di essere selettiva, ovvero di catturare solo un certo tipo di insetti.
Trappole che esercitano un’attrazione sugli insetti attraverso il colore. Molti insetti sono attratti dalle radiazioni luminose di determinate lunghezze d’onda, generalmente dal verde, dal giallo, dal rosso o dal bianco. Sono trappole poco selettive, perché in grado di attrarre molti tipi di insetti, si usano prevalentemente per il monitoraggio.
Macchina agricola semovente o trasportata e messa in movimento da un trattore o motocoltivatore. Viene usata per abbattere e triturare residui vegetali (erba incolta, piccoli arbusti, residui di coltivazione) emergenti dal suolo o ivi deposti, che abbiano dimensioni sufficientemente contenute, in modo tale da favorirne la decomposizione. In taluni casi la trinciatura eseguita grossolanamente, può essere finalizzata invece alla successiva agevole raccolta del residuo vegetale, spesso previa imballatura.
Vedi fusto.
Insieme dei processi chimici per cui le sostanze organiche provenienti dagli organismi sono trasformate in altre sostanze organiche o inorganiche costituenti l’humus.
Attrezzo costituito da un asse orizzontale ad organi oscillanti, comandati dalla presa di forza della trattrice, che ripetono i movimenti della vanga, al fine di dissodare il terreno. Le zolle non vengono sminuzzate finemente, ma mediamente rovesciate.
Si dice della disposizione di organi rispetto al loro asse generatore, quando sono alternati uno a destra e uno a sinistra rispetto allo stelo, quindi in due file.
Si dice di pianta i cui organi presentano una disposizione su più file longitudinali rispetto al fusto.
Forma d’allevamento in volume in cui dal fusto si aprono 3 o 4 branche principali, la chioma si sviluppa all’esterno, mantenendosi pressoché vuota all’interno.
Forma d’allevamento analoga al vaso ma con le branche
che partono direttamente da terra, prive di un fusto unico.
Forma di allevamento a vaso, dove ogni branca principale viene gestita a forma di cono, individuando una punta e da lì scendendo, allargando man mano la vegetazione. Tipica per l’olivo.
Humus di lombrico, il risultato della digestione della sostanza organica (letame e materia vegetale) da parte dei lombrichi. È sia un concime, sia un ammendante.
Malattia delle piante dovuta a patogeni di natura virale, spesso trasmessa da insetti come afidi.
Organo di piante rampicanti che consente al tralcio di aggrapparsi a sostegni.
Formazione composta da più lamburde, nate da una borsa. Tipica delle pomacee, in special modo del pero.
Minerali di origine vulcanica, con particolari porosità. Vengono usati come corroboranti per ottimizzare le difese naturali delle piante, e come ammendanti per migliorare le caratteristiche fisiche e chimiche del terreno.
Tutto quel che serve sapere per un buon orto biologico, sano e produttivo.
insieme a salvia, timo e rosmarino fa parte di quelle erbe classiche che non dovrebbero mancare mai nel nostro orto.