Il goji è una pianta che fino a pochi anni fa era totalmente sconosciuta nel nostro paese, ultimamente si è guadagnata la meritata fama di super food: le bacche che produce sono incredibilmente salutari e hanno molte proprietà benefiche.
La cosa interessante è che questo arbusto di origine asiatica è facilmente adattabile ai nostri ambienti e non è per niente difficile da coltivare in Italia.
Descriviamo quindi le caratteristiche botaniche e le tecniche di coltivazione del goji, coltura che si presta a una produzione agricola professionale ma anche amatoriale: può trovare spazio da solo o in una coltivazione di piccoli frutti, accanto a quelli più comuni (lampone, rovo, mirtillo e uva spina). Possiamo cimentarci nella coltivazione del goji anche nell’orto senza grandi difficoltà. La pianta è piuttosto adattabile e rustica, non richiede attenzioni tanto diverse rispetto a quelle delle specie di piccoli frutti più conosciute e resiste bene a insetti e malattie, per questo è molto indicata per la coltivazione biologica.
La pianta del goji (Lycium barbarum o Lycium chinese)
Parlando del goji in realtà dovremmo fare riferimento a due piante diverse: la più conosciuta Lycium barbarum e la sua parente Lycium chinense.
Le due specie di goji sono arbusti perenni appartenenti alla famiglia delle Solanacee, e quindi hanno parentela con pomodoro, patata, melanzana e peperone.
Entrambe producono tanti frutti di forma ellissoidale e di colore rosso-arancio brillante, che in oriente sono da sempre tenuti in grande considerazione per usi alimentari e medicinali. I fiori di queste piante sono piccoli, di colore violetto e compaiono in estate tra giugno e settembre.
Tra le due specie è stata Lycium barbarum a diffondersi di recente sul mercato mondiale come toccasana per la salute. Lycium chinense ha conosciuto una fortuna inferiore, anche perché le sue bacche hanno un sapore più aspro, benché in compenso siano più economiche. Lycium barbarum ha uno sviluppo in altezza che può raggiungere i 3 metri, mentre Lycium chinense mantiene una crescita più limitata.
Dal momento che Lycium barbarum è considerato il goji comune, faremo riferimento d’ora in poi a questa specie.
Piantare il goji
Il goji è una specie perenne, possiamo quindi decidere di metterne qualche pianta in giardino, a corredo dell’orto oppure anche realizzare un impianto professionale se vogliamo fare una coltivazione da reddito.
Per cominciare conviene comprare le piantine già formate, visto che partendo da seme è più lenta l’entrata in produzione. Per le aziende agricole biologiche esistono anche vivai di piantine certificate per avviare la produzione partendo da materiale di propagazione biologico.
Per accingersi alla coltivazione del goji è importante tenere presente che il portamento della pianta è tendenzialmente rampicante, e che richiede una gestione con dei sistemi di tutoraggio come spalliere o reti o un unico tutore per un solo esemplare.
Scelta del luogo
Le piante di goji sono semplici da coltivare e molto adattabili, sia come clima che come terreno, non è difficile quindi scegliere un luogo dove piantare questa specie da frutto.
Clima. Le piante di goji si adattano abbastanza facilmente ai nostri ambienti, resistendo sia al freddo invernale sia al caldo estivo. Sicuramente il clima ideale però è quello temperato, quindi possiamo coltivarlo nella maggior parte dei nostri territori. È opportuno dedicare al goji una posizione ben assolata.
Terreno. Il goji non ha particolari esigenze in fatto di terreno, e si mostra piuttosto adattabile anche nei confronti del pH, che può essere acido, neutro o alcalino. L’ideale però è evitare i ristagni idrici, favorendo un buon drenaggio dell’acqua in eccesso, e quindi se il terreno è molto argilloso è consigliata la preparazione delle prode leggermente rialzate.
Il trapianto a dimora
Il periodo giusto per il trapianto è l’autunno o l’inizio della primavera, una volta cessato il pericolo di gelate.
Per ciascuna pianta si scava una buca voluminosa, e si aggiunge alla terra dell’ammendante come compost o letame, in abbondanza e in entrambi i casi ben maturo. Di solito le piante che si acquistano sono dotate di zolla di terra e se sono adulte producono già dal secondo anno dalla messa a dimora
Sesto d’impianto e sostegni
Per una coltivazione estesa è conveniente la gestione del goji in filari, che consiste nell’allestire un sistema di pali e fili metallici. I pali devono essere distanti circa 2 metri gli uni dagli altri, mentre i fili orizzontali devono essere 3 per fare in modo che le piante possano essere legate man mano che crescono: un filo a circa 60 cm da terra, uno a 120 e uno a 180. Le piante in questo caso vengono fatte crescere a stelo unico, mentre se si ha una sola pianta è possibile anche farla crescere ad alberello utilizzando un solo palo come sostegno.
Distanze tra le piante. Tra le singole piante lungo la fila la distanza ideale è di 1-1,5 metri, mentre tra i filari è bene lasciare anche 2,5 metri. Distanze inferiori possono comportare effetti negativi in termini di ombreggiamento e scarsa ventilazione.
Come coltivare le bacche di goji
Il goji è una pianta semplice da coltivare, vediamo quali accortezze risultano utili per una buona gestione di questo arbusto in coltivazione biologica.
Impollinazione
Nell’impollinazione del goji le api e i bombi rivestono un ruolo decisivo, e quindi va da sé che nell’ambiente non andrebbero utilizzati sistematicamente insetticidi ad ampio spettro, ma solo prodotti sostenibili e selettivi contro gli insetti nocivi da tenere a freno, e solo in caso di bisogno reale. Per favorire la presenza degli impollinatori è inoltre sempre consigliato piantare nell’ambiente lavanda e fiori annuali attrattivi, e in generale avere cura della biodiversità.
Irrigazione
Le giovani piantine di goji devono essere sempre tenute d’occhio e irrigate regolarmente nei periodi siccitosi per i primi anni dall’impianto, idealmente con il metodo ad ala gocciolante che dispensa acqua senza eccessi e gradualmente. Col passare del tempo le irrigazioni potranno essere ridotte, ma sempre in funzione del meteo e del tipo di terreno, intervenendo sempre nei periodi siccitosi senza mandare in stress le piante.
Concimazioni
Oltre alla distribuzione iniziale di ammendante, che si realizza al momento della messa a dimora delle piantine, ogni anno a primavera è utile spargere sul terreno dello stallatico pellettato, a cui aggiungere anche altri fertilizzanti come farine di roccia, cenere, solfato naturale di potassio e magnesio, o anche macerati liquidi di autoproduzione, come quello di ortica o di equiseto.
Pacciamatura
La pacciamatura attorno alle piante consente di ridurre gli interventi irrigui e soprattutto di prevenire la nascita di erba infestante tutta attorno, aspetto di importanza fondamentale. I materiali naturali più utilizzati per la pacciamatura sono la paglia, il fieno, le foglie, l’erba appassita, ma in alcuni casi si usano anche lana di pecora, juta o cartone. Altrimenti ci sono i teli neri, pratici soprattutto per colture più estese perché veloci da stendere.
Malattie
La pianta del goji è piuttosto rustica, non soffre di particolari attacchi patogeni, ma è sempre bene non abbassare la guardia e adottare le misure precauzionali generiche valide per tutte le specie: tenere arieggiate le piante mediante potature annuali, irrigare solo sotto chioma senza bagnare mai la parte aerea, irrorare ogni tanto qualche macerato o estratto rinforzante come quello di equiseto, o un prodotto a base di propoli.
Insetti e altri animali dannosi
Purtroppo pare che le lumache siano molto ghiotte delle foglie del goji e quindi in loro presenza diventa importante organizzarsi interrando nei paraggi delle trappole alla birra, cospargendo anelli di cenere attorno alle piante o distribuendo un lumachicida ecologico a base di ortofosfato di ferro da mettere a spaglio attorno alle piante.
Gli eventuali afidi che minacciano anche il goji si allontanano mediante l’irrorazione di estratti di ortica, di aglio o di peperoncino, o si sconfiggono spruzzando sulle piante il sapone diluito.
La potatura dell’arbusto
La potatura del goji può differire a seconda che si coltivi un solo esemplare a cespuglio o una vera e propria coltura a spalliera, ma in entrambi i casi sicuramente vale la regola di rinnovare ogni anno le formazioni fruttifere, dato che la pianta produce sui tralci dell’anno.
Si procede quindi accorciando i rami, lasciandovi le prime 2-4 gemme, in modo che da lì partano i nuovi germogli.
Il periodo indicato per queste operazioni di potatura va dall’inverno alla primavera, escludendo i momenti di freddo intenso. In estate l’intervento principale di potatura è l’eliminazione dei polloni.
Coltivazione del goji in vaso
Le piante di goji coltivate in vaso raggiungono dimensioni più contenute rispetto a quelle fatte crescere in piena terra, ma possono comunque dare delle soddisfazioni, a patto che si tengano irrigate regolarmente e che si mettano in contenitori sufficientemente capienti. Nel tempo dovremo rinvasare le piante e rabboccare il terriccio, aggiungendo periodicamente anche del compost e qualche fertilizzante naturale liquido come i macerati diluiti o la farina di sangue.
Raccolta e proprietà delle bacche
I frutti del goji sono rossi lucenti e si raccolgono nel periodo che va da agosto a novembre, a scalare e a seconda dell’areale di coltivazione. La pianta è piuttosto generosa e produce indicativamente una media di 3 kg di bacche per ogni esemplare adulto, a grappoli abbondanti. Per raccoglierle si staccano con delicatezza a mano, avendo cura di non rompere il picciolo.
I frutti si consumano freschi, ma anche disidratati, con una procedura tradizionale che prevede una prima fase all’ombra e poi al sole per ottenere il raggrinzimento della buccia e della parte esterna, lasciando il cuore interno morbido. A livello professionale ci sono dei protocolli per un’essiccazione standardizzata che contempla metodiche a freddo, ma per l’autoproduzione possiamo tranquillamente procedere con l’essiccazione naturale.
Oggi troviamo il goji trasformato in succhi e marmellate e anche sotto forma di integratori benefici e piuttosto costosi. L’alto prezzo di questo prodotto così salubre può essere una forte motivazione a coltivarlo in proprio, permettendoci di ottenere un cibo sano e prezioso senza spendere una fortuna. Possiamo infatti considerare il goji a buon diritto come alimento nutraceutico, essendo in particolare ricco di antiossidanti e di preziosi sali minerali.
Varietà di Goji
Oltre ai goji delle due specie principali Lycium barbarum e Lycium chinense, dalle classiche bacche rosse, è possibile reperire anche il goji nero, botanicamente chiamato Lycium ruthencium, che si coltiva in modo analogo a quanto appena descritto per il goji classico, è altrettanto resistente al freddo invernale e adattabile a diversi terreni e produce bacche nere, anche queste estremamente salutari.