Quando si parla di mandarino possiamo essere indotti in confusione, visto che si possono trovare vari tipi di mandarino, accomunati da alcune caratteristiche e differenti per altre, dal mandarancio alle clementine.
Il mandarino nelle sue varianti è una pianta che non occupa molto spazio e che si può coltivare con relativa semplicità, da solo o all’interno di un frutteto misto, nel quale gli agrumi, che fruttificano in inverno, contribuiscono ad allargare la stagione di raccolta.
È consigliato coltivare mandarini ispirandosi al metodo biologico, che offre tutti gli strumenti e i mezzi per garantire produzioni sane e generose, a patto che si rispettino le importanti accortezze di base e si garantiscano alle piante le cure necessarie.
La pianta di mandarino
Il mandarino (Citrus reticulata) fa parte della famiglia delle Rutacee come arancio, limone, pompelmo e gli altri agrumi, ed è una specie sempreverde di origine orientale.
Le foglie sono lanceolate e di colore verde lucente, i fiori bianchi e profumati, e la pianta nel complesso ha un aspetto piacevole anche se coltivata a fini prettamente ornamentali, soprattutto quando è carica di frutti.
Il cosiddetto “mandarino cinese” o kumquat non è una varietà di mandarino ma una specie a sé stante.
Clima e terreno adatti al mandarino
Clima necessario. Come molti agrumi, anche il mandarino è molto sensibile al freddo, e questo significa che la sua coltivazione è tipica delle zone del sud e in alcune zone non fredde del centro Italia, mentre al nord o in zone con inverni freddi è possibile solo se si prevede una copertura invernale. Le brinate infatti possono rivelarsi pericolose per questa specie. Anche le temperature estive troppo elevate sono nocive, perché possono arrestare lo sviluppo dei frutti e disseccare le foglie, così come i venti troppo forti, soprattutto quelli ricchi di salsedine che si generano nelle zone litoranee. Può risultare utile quindi predisporre una siepe ad effetto frangivento.
Il terreno ideale. Il terreno più indicato per il mandarino è, come per la maggioranza degli agrumi, profondo, di medio impasto, non troppo compatto, sassoso, o eccessivamente calcareo. Il pH ideale è vicino alla neutralità e il contenuto di sostanza organica deve essere buono.
Mandarino: come e quando si pianta
Il periodo migliore per la messa a dimora del mandarino è la primavera, quando è terminato il pericolo di gelate tardive e ci sono le migliori condizioni per un buon attecchimento delle piante.
Per la messa a dimora di una pianta di mandarino bisogna scavare una buca nel punto prescelto, che deve essere preferibilmente soleggiato e riparato dai venti forti. Di solito le piante che si acquistano nei vivai, soprattutto per scopo amatoriale, si trovano in vaso o comunque con una zolla di terra. La terra di scavo dovrebbe essere rimessa nella buca mantenendo la stratigrafia originaria, ovvero gli strati profondi sotto e gli strati superficiali sopra. A questi ultimi è bene mescolare del buon compost o letame, entrambi maturi, come ammendanti di fondo.
Una volta inserita la pianta e ricoperta la buca, bisogna premere leggermente con i piedi e poi irrigare.
Se si sta impiantando un agrumeto vero e proprio, ovviamente le buche devono essere ben distanziate, i filari tracciati preventivamente, e per lo scavo è necessario avvalersi di mototrivelle o ricorrere a contoterzisti che le abbiano.
Scelta del tipo: frutti con semi e senza semi
Uno dei fattori di maggiore discriminazione tra i vari tipi di mandarino è la presenza o meno di semi nel frutto, tanto che vengono spesso preferite le specie o, all’interno di queste, le varietà, senza semi, dette per questo “apirene”, perché più comode da mangiare. Se per voi questo è un fattore decisionale importante, conviene chiedere l’informazione all’acquisto.
Portinnesti
Le piante di mandarino che si acquistano sono quasi sempre innestate, su altri tipi di mandarini, o di arancio amaro o trifogliato, così come su altre specie o varietà di mandarino, per esempio il Mandarino Cleopatra.
Cure colturali
Dopo aver piantato il nostro mandarino ci sono alcune semplici cure che permettono alla pianta di crescere e mantenersi sana e produttiva.
Irrigazione del mandarineto
Le irrigazioni sono necessarie agli agrumi, e anche al mandarino, soprattutto nei primi anni, quando le piante non hanno ancora sviluppato delle belle radici. Se si hanno più piante è bene quindi organizzare per tempo l’allestimento di un impianto di irrigazione a goccia.
Come concimare
Oltre alla distribuzione di ammentanti e fertilizzanti che si pratica all’impianto, ogni anno dobbiamo concimare gli agrumi. Possiamo tranquillamente farlo con prodotti di origine naturale, minerali e organici, per una coltivazione completamente biologica.
All’inizio della primavera è buona cosa spargere sotto tutte le chiome dello stallatico, e anche dei lupini macinati, ottima sostanza per gli agrumi. Se durante la bella stagione si notassero degli ingiallimenti fogliari, molto comuni sugli agrumi, potremmo anche intervenire irrorando direttamente per via fogliare dei concimi, sempre ammessi in agricoltura bio, contenenti dei microelementi, dato che gli ingiallimenti potrebbero essere causati da carenze, non facilmente distinguibili, di alcuni di questi.
Forma della pianta
Per il mandarino, così come per gli altri agrumi, la forma più indicata è quella naturale, ovvero il globo, con un fusto da cui si dipartono le branche principali in tutte le direzioni.
Potatura del mandarino
Il mandarino è una specie che non richiede tanti interventi di potatura, e come gli altri agrumi, non deve avere una chioma troppo aperta ed esposta alla luce.
Tuttavia, qualche intervento leggero deve essere realizzato ogni anno, per esempio per alleggerire i rami dall’eccessivo peso dei frutti, che potrebbe spezzarli, ed eliminare i rami secchi o colpiti da patologie o insetti, e i succhioni a forte portamento verticale.
Non c’è un momento specifico per eseguire le potature, ma bisogna evitare la fine dell’inverno perché gli agrumi proprio in questo periodo (febbraio-marzo) accumulano sostanze di riserva nei rami e nel fusto, e anche i momenti di freddo e di caldo troppo intensi.
Controllo dell’erba e pacciamatura
Quando le piante sono ancora giovani, è importante proteggerle dal proliferare eccessivo dell’erba tutta attorno, soprattutto per evitare la competizione idrica. Quindi dobbiamo tenere pulito il terreno che si trova nel raggio di un metro tutto attorno alla base della pianta, oppure pacciamare con un bello strato spesso di paglia o fieno, materiale che poi aiuta anche a proteggere le radici dal freddo invernale.
La difesa biologica del mandarineto da malattie e parassiti
Anche la difesa dalle possibili avversità di natura patologica o parassitaria può essere gestita in modo eco-compatibile, ricorrendo, quando necessario, a trattamenti con prodotti fai da te di origine naturale ad effetto preventivo o corroborante, o comunque con prodotti ammessi nell’agricoltura biologica professionale.
Malattie del mandarino
Le malattie più frequenti degli agrumi e che interessano anche il mandarino sono:
- Mal secco. Malattia causata da un patogeno che si insedia nei vasi legnosi della pianta provocando seri danni, che iniziano con l’ingiallimento e poi la perdita delle foglie. Per impedire che i sintomi vadano avanti compromettendo seriamente le piante, è importante riconoscerli per tempo e intervenire con un prodotto rameico, ovviamente rispettando le dosi, le diluizioni e le altre prescrizioni indicate sull’etichetta.
- Gommosi del colletto. La malattia è riconoscibile per l’emissione di un flusso gommoso proprio dalla zona del colletto, con lesioni che tendono poi a salire verso l’alto. Per prevenire la patologia bisogna evitare il ristagno idrico, causa principale, e per bloccarla possiamo trattare anche in questo caso con dei prodotti rameici.
- Batteriosi. Con una batteriosi in corso possiamo notare delle lesioni sui rametti, da cui escono gocce di gomma, e foglie ingiallite e accartocciate e anche in questo caso un prodotto rameico può essere risolutivo.
- Fumaggine. Non si tratta di una vera e propria malattia, ma di funghi che si attaccano alla melata già presente a causa degli afidi o dei tripidi, e quindi la vera difesa della pianta è contro questi insetti.
- Virus della Tristeza. È una virosi che può portare al totale disseccamento delle piante di agrumi e si può prevenire soltanto con la lotta agli afidi, che sono vettori del virus.
Fisiopatie
Oltre alle patologie di origine fungina, batterica o virale, possono anche verificarsi delle fisiopatie, ovvero delle alterazioni dovute ad esempio a danni da freddo, da caldo o da grandine, quindi non dovute ad organismi nocivi.
Per esempio, le gelate possono causare necrosi dei tessuti fogliari, e arrivare ad interessare anche i rami o il fusto con distacchi corticali e infossature che possono ricordare i sintomi delle gommosi. Il caldo eccessivo può determinare la cascola dei frutticini e la grandine causa lacerazioni delle foglie e nei casi più gravi dei rami.
Insetti dannosi
Dagli afidi alla mosca minatrice: è importante conoscere quali insetti possono attaccare la pianta di mandarino e monitorarne l’eventuale presenza durante la coltivazione, in modo da poter intervenire tempestivamente.
- Cocciniglie. Molte specie di cocciniglia, tra cui Planococcus citri, detta anche “cotonello” attaccano gli agrumi, ne estraggono la linfa e li ricoprono di secrezioni. Per eliminarle possiamo pulire meccanicamente le piante, se sono poche, con spazzole metalliche o cotone imbevuto di alcol, oppure irrorare estratti di felce o prodotti ammessi in agricoltura biologica a base di oli minerali.
- Afidi. Gli afidi possono colpire i giovani germogli, le foglioline e i boccioli fiorali, portandoli ai tipici segni di accartocciamento e all’imbrattamento con la melata. Bisogna allontanarli per tempo spruzzando sulle piante degli estratti di ortica, di aglio o di peperoncino, oppure trattare con sapone diluito in acqua.
- Minatrice serpentina degli agrumi. Si tratta di un lepidottero (farfalla) che forma delle piccole gallerie nel tessuto fogliare quando è allo stato di larva, di norma nel periodo estivo, e questo comporta disseccamenti fogliari. Possiamo trattare con Bacillus thuringiensis kurstaki, che per le coltivazioni professionali per gli agrumi è registrato per l’uso contro la tignola, o con l’azadiractina (olio di neem).
- Tignola degli agrumi. Altro lepidottero che attacca i boccioli fiorali e i fiori aperti, compromettendone la futura produzione, ma anche direttamente frutticini e germogli. Come dicevamo sopra, possiamo trattare con il Bacillus thuringiensis kurstaki.
- Tripidi. Sono piccoli insetti che attaccano fiori, foglie e frutti degli agrumi, facendovi punture di suzione che lasciano aree necrotiche, ed emettendovi molta melata. Sui frutti si può notare, attorno al picciolo, una rugginosità di colore bianco-argentato. Possiamo ricorrere all’azadiractina anche in questo caso.
- Mosca della frutta. Le larve di questa mosca si sviluppano nella polpa del frutto, disfacendoli, e i mandarini sono effettivamente tra le specie colpite. Possiamo difendere preventivamente le piante installando per tempo delle trappole alimentari di tipo Tap Trap o Vaso Trap, avvitando i ganci-trappole, rispettivamente a bottiglie e vasi di vetro, opportunamente riempiti di esca e controllati con regolarità.
Coltivare mandarini in vaso
Grazie alla sua taglia ridotta, il mandarino è una specie che si adatta bene anche alla coltivazione in vaso sul balcone o in un cortile. Sicuramente dobbiamo scegliere un contenitore capiente e pensare a rinvasi periodici, man mano che la pianta cresce, usare terriccio buono e arricchito ogni anno con stallatico o compost. Non dobbiamo trascurare le irrigazioni e con l’arrivo dell’inverno è opportuno avvolgere la pianta in un telo di tessuto non tessuto.
Raccolta dei frutti
L’entrata in produzione delle piante di mandarino si verifica di norma dopo 3 o 4 anni dalla loro messa a dimora e i frutti sono notoriamente salutari per la loro ricchezza di vitamina C.
La raccolta dei mandarini avviene dal tardo autunno e si protrae nell’inverno, a seconda delle specie e delle varietà e i frutti possono essere raccolti in un lasso di tempo.
Specie e varietà di mandarino
Poiché gli agrumi hanno sempre avuto una grande attitudine ad ibridarsi tra loro, e l’opera dell’uomo ha contribuito per selezionare le caratteristiche desiderate, i mandarini che troviamo oggi sono un insieme di ibridi di vario tipo, e di alcuni di questi la derivazione è ancora incerta.
Mandarino King
Di origine cinese, fu portato in Europa agli inizi del XIX secolo e pare che il mandarino King derivi dall’incrocio tra il mandarancio e l’arancio dolce. La pianta arriva ad un’altezza massima di circa 4,5 metri, può formare una chioma espansa, presenta piccoli fiori bianchi profumati e frutti arancioni pieni di semi, anche se ne sono state poi selezionate delle varietà senza semi.
Mandarino Cleopatra
Si tratta di una pianta compatta, originaria dell’India, a taglia abbastanza contenuta. I frutti del Cleopatra sono persistenti sulla pianta, sono simili alle clementine, con buccia poco aderente alla polpa, buoni di sapore e con molti semi. Ha una crescita lenta e per questo, anche un’entrata in produzione ritardata. Rispetto ad altri mandarini, questo resiste discretamente al freddo. Il mandarino cleopatra viene spesso usato anche come portinnesto.
Mandarancio
Non è ben chiaro ancora se il mandarancio sia una specie a sé o se derivi dall’incrocio tra il mandarino e una delle specie di arancio (dolce o amaro). La pianta ha portamento globoso e taglia contenuta, produce frutti arancioni con semi e buccia che si stacca facilmente. Tuttavia, ne sono state selezionate anche varietà senza semi, e le clementine fanno parte di queste.
Mandarino Satsuma
È originario del Giappone, come si può intuire dal nome, la pianta ha dimensioni medio-piccole, i frutti del Satsuma sono caratterizzati dal maturare quando la buccia non è ancora completamente arancione. Se vengono lasciati sulla pianta, la loro buccia si gonfia, si stacca dalla polpa e i frutti raggiungono dimensioni delle arance, ma perdendo completamente di sapore. Quindi bisogna evitare di arrivare a questo stadio.