Lavorazione del terreno

Come coltivare un terreno argilloso

Aggiornato il 21.11.2024

terreno argilloso
terreno argilloso

Per coltivare l’orto, il frutteto, e anche tutte le altre tipologie di colture, è importante conoscere il proprio terreno in base ai più importanti parametri. Tra gli aspetti determinanti c’è la tessitura, che esprime le dimensioni delle particelle che lo compongono, e che ne influenza le caratteristiche fisiche e in sostanza la sua facilità di lavorazione.

I terreni argillosi sono quelli a grana più fine e sono solitamente molto fertili, anche se tendono a compattarsi. Per la coltivazione richiedono alcune accortezze che descriviamo in questo articolo, soprattutto sugli aspetti di lavorazione e di concimazione. La sostanza organica è come sempre un fattore importantissimo, unitamente alla sistemazione dell’orto in aiuole rialzate, e vedremo perché.

Per le loro caratteristiche fisiche, i terreni “pesanti” o argillosi sono quelli a prevalenza di particelle fini, come l’argilla, mentre i terreni “sciolti” o sabbiosi sono quelli composti prevalentemente da particelle più grossolane, come la sabbia. Entrambi i tipi di terreno presentano vantaggi e svantaggi, fermo restando che l’ideale per coltivare l’orto o il frutteto sono le situazioni intermedie, ovvero terreni “di medio impasto” o “franco”. Negli orti possiamo riconoscere bene queste differenze durante le lavorazioni e osservando come si comportano dopo le piogge.

I terreni comunque sono tutti diversi tra loro e riflettono ciascuno una propria storia e peculiarità irripetibili, frutto di quei luoghi specifici e della roccia madre da cui si sono originati.

Come riconoscere un terreno argilloso

Un terreno argilloso si riconosce osservando la grana delle sue particelle, che in questo caso è minuta (diametro inferiore a 0,002 mm). Possiamo anche farci guidare empiricamente da alcune caratteristiche che si notano quando è asciutto e da altre che si notano quando è bagnato.

Quando un terreno argilloso è asciutto tende a formare le caratteristiche crepe, che sono tanto più larghe e profonde quanto maggiore è la percentuale di argilla. Quando è bagnato diviene fangoso, scivoloso, e il processo di asciugatura è molto più lento rispetto a quanto avviene in un terreno sciolto. Se non drena bene è facile vedere un terreno di questo tipo allagato per lunghi giorni.

Una verifica della sua tessitura argillosa si può anche fare toccandolo: prendiamo un pugnetto di terra umida, e noteremo che possiamo impastarla e farci una pallina che non si sgretola, ma che resta integra, e possiamo anche farla scorrere tra le mani allungandola.

Ci sono anche tanti terreni a tessitura particolare, come quelli argillo-limosi, o argillo-sabbiosi, franco-argillosi, a seconda delle diverse percentuali delle varie tipologie di particelle.

Se si è interessati ad una conoscenza esatta della tessitura del terreno con cui si ha a che fare, è possibile far realizzare delle analisi da un laboratorio apposito, prelevando accuratamente i campioni dagli strati superficiali, escludendo i primissimi centimetri.

Pregi del terreno argilloso

I terreni argillosi sono terreni fertili: i minerali argillosi legano a sé gli elementi nutritivi per cederli poi alle piante e formano dei complessi con la sostanza organica.

In questi terreni a pori minuti, si ha minore circolazione di aria circola rispetto a quelli sciolti, e ciò ha come conseguenza che la sostanza organica che apportiamo con compost, letame o sovesci si ossida molto più lentamente. Nella pratica la sostanza organica distribuita dura di più.

Difetti

I terreni argillosi diventano problematici se piove spesso, perché impiegano tempo ad asciugarsi dopo una precipitazione e non si fa mai in tempo a lavorarli che arriva un’altra pioggia. Questi terreni infatti devono essere lavorati solo quando sono “in tempera”, ovvero quando sono al giusto grado di umidità: né troppo umidi né troppo secchi. Lavorare un terreno argilloso ancora umido è molto faticoso e provoca la formazione di zolle che una volta asciutte diventano dure come sassi.

Il ristagno idrico può causare problemi alle radici degli ortaggi e anche a quelle degli alberi da frutto, per i quali è opportuno scegliere portinnesti resistenti.

Quando asciugano, i terreni argillosi possono compattarsi e formare la crosta superficiale e le caratteristiche crepe non benefiche per le radici, .

I difetti elencati, comunque, sono molto accentuati soprattutto nei terreni poveri di sostanza organica: laddove il suolo viene costantemente ammendato si riscontrano molte meno difficoltà.

Come lavorare un suolo argilloso

I terreni argillosi devono essere lavorati in profondità, data la loro tendenza a compattarsi e a non drenare bene. La prima volta che li lavoriamo, è importante usare la vanga o la forca foraterra, poi zappare, miscelando ai primi strati del compost maturo (3-4 kg/mq) o letame maturo (4-5 kg/mq).

Dopo questo primo intervento è molto consigliato dividere l’orto in aiuole permanenti rialzate dalla superficie, delimitate da vialetti specificatamente destinati ai passaggi. Questo sforzo iniziale di progettazione e suddivisione permette al terreno delle aiuole, per quanto argilloso, di mantenersi più soffice nel tempo.

Di anno in anno potremo valutare se vangare o se usare il forcone, che comunque dissoda profondamente il terreno lasciando inalterati gli strati del suolo. Le aiuole rialzate non vengono mai calpestate e consentono lo sgrondo dell’acqua in eccesso, che evita i marciumi alle radici nei periodi molto piovosi.

Una volta che si sono seminati o trapiantati gli ortaggi, tra le file dovremo zappettare spesso per rompere le tipiche crepe, oltre che per eliminare l’erba cresciuta nel frattempo. Allo scopo, oltre alle classiche zappe è utilissimo il tridente, con cui letteralmente grattare la superficie del suolo, che una volta smossa si ossigena. Se invece, come è consigliato, stendiamo un buono strato di pacciamatura organica, come paglia o erba secca, i lavori di cui sopra non sono necessari e anzi, questo materiale contribuisce ad arricchire il terreno.

Come si migliora

C’è la possibilità di aggiungere sabbia ai terreni argillosi, miscelandola direttamente alle aiuole di coltivazione, nei primi strati. In questo modo il terreno si alleggerisce.

Comunque, l’apporto costante di sostanza organica riveste il ruolo principale nel miglioramento fisico di questi terreni e ricordiamo che avviene tramite: la distribuzione di compost o letame, il sovescio, la pacciamatura organica con materiali che lentamente di decompongono nel suolo, l’interramento o la decomposizione in loco dei residui colturali. L’apporto di sostanza organica deve avvenire ogni anno.

Può capitare che ci si trovi a coltivare l’orto su un terreno argilloso povero di sostanza organica, e in quel caso, nonostante successivi apporti anche abbondanti, è possibile che i primi significativi miglioramenti si vedano solo dopo i primi 2 o 3 anni di gestione attenta, ma non dobbiamo demordere, perché piano piano il terreno si ripopola di vita e gli equilibri si instaurano.

Cosa coltivare su un terreno argilloso

Si tende a pensare che alcuni ortaggi non possano assolutamente riuscire in terreni difficili come quelli fortemente argillosi. In realtà, a parte condizioni estreme, la maggior parte degli ortaggi comuni ha una certa adattabilità a diverse condizioni.

Quello che fa veramente la differenza è la nostra gestione e quindi non dobbiamo mai trascurare le lavorazioni e l’apporto di sostanza organica, che possono veramente migliorare un suolo tenace.

Alcuni ortaggi come le carote prediligono terreni sabbiosi perché possono approfondirvi bene le radici, ma rendendo soffice un terreno argilloso e curando le tecniche colturali si possono comunque ottenere risultati soddisfacenti anche con questa specie.

Nella messa a dimora di piante da frutto dovremmo richiedere informazioni sul portinnesto e orientarci sulla scelta di tipi tolleranti, ma prestare anche molta attenzione allo scavo delle buche, che deve essere profondo e prevedere l’aggiunta di tanto ammendante come compost o letame maturi.

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