Potare alberi da frutto

Come si pota il nocciolo

Aggiornato il 22.11.2024

rami e frutti del nocciolo
rami e frutti del nocciolo

Nel frutteto misto non dovrebbero mai mancare delle piante di nocciolo, producono frutti energetici e gustosi e sono arbusti rustici, piuttosto semplici da gestire. Siamo tanto abituati a veder crescere piante di nocciolo spontanee nei boschi che potremmo essere indotti a pensare erroneamente che non hanno bisogno di attenzioni particolari, mentre per dare produzioni soddisfacenti anche loro richiedono cura.

E allora tanto nel caso di pochi esemplari che di un noccioleto professionale, anche coltivato col metodo biologico, bisogna praticare concimazioni, irrigazioni di soccorso in caso di siccità, cura fitosanitaria ecologica e naturalmente anche una potatura regolare, che riveste un ruolo molto importante.

Vediamo quindi come e quando si pota il nocciolo e prima di tutto perché fare questo lavoro. Gli obiettivi della potatura del nocciolo infatti possono essere così riassunti:

  • Ottenere una buona produzione: Il nocciolo è una specie eliofila, cioè che vuole molto sole, e le gemme miste, quelle cioè legate alla produzione di frutti, si formano nelle zone della chioma esposte alla luce. Senza potatura della pianta le nocciole risultano praticamente irraggiungibili, visto che si formano solo in alto. Anche piantando i noccioli ad ampi sesti (come 5 x 6 metri di distanza tra le piante), se non li potiamo le chiome copriranno tutto nel giro di pochi anni e tra i filari non passerà la luce, mentre nello spazio a terra si dovrebbe invece avere sempre una striscia illuminata per garantire una buona produzione di nocciole distribuita omogeneamente sulla pianta. La potatura quindi porta ad un equilibrio tra la parte vegetativa della pianta e la produzione.
  • Prevenire gli attacchi parassitari: Una chioma ben gestita e arieggiata ha un effetto molto più scoraggiante verso alcuni parassiti del noccioleto, che trovano nell’ombra un sito ideale in cui proliferare.

Nel nocciolo come nelle altre specie da frutto possiamo distinguere tra potatura di allevamento, quella cioè che si pratica dopo la messa a dimora, per i primi anni di conduzione delle piante, con lo scopo di indirizzarle verso un portamento prescelto, e la potatura di produzione, che è quella che si esegue regolarmente durante la lunga vita del noccioleto per il mantenimento della produzione e della salubrità delle piante.

La potatura di allevamento del nocciolo

Il nocciolo si può gestire a cespuglio, assecondando la sua capacità vegetativa di arbusto basso, a vaso cespugliato, oppure ad alberello, forma in genere più decorativa in giardino.

Cespuglio

Il portamento naturale del nocciolo è a cespuglio, e in molte colture si asseconda questa tendenza, come nei noccioleti professionali delle Langhe. In questo caso gli astoni o le barbatelle comprate in un vivaio che vengono messe a dimora in autunno vanno tagliate molto basse nella primavera successiva. Di tutti i germogli che la base della pianta emetterà ne vanno scelti 5 o 6 di buon vigore, per formare la base del cespuglio.

Vaso cespugliato

Con questa gestione la pianta ha un fusto alto solo 30-40 cm da cui partono le branche. Rispetto alla forma precedente, questa consente di eseguire la spollonatura e la pulizia alla base della pianta.

Alberello

Il nocciolo si trova anche allevato ad alberello, con un fusto alto 70-80 cm da terra da cui si dipartono le branche principali. In questo e nel caso precedente, l’altezza ben definita del fusto si persegue tagliando l’astone proprio a quell’altezza nella primavera successiva alla messa a dimora. Poi tra i germogli emessi si scelgono quelli che costituiranno le future branche.

La potatura di produzione nel noccioleto

In generale la potatura annuale, una volta che le piante sono entrate in produzione dopo 5-7 anni, serve per favorire la produzione di rami misti per la fruttificazione e per ringiovanire i rami.

Innanzitutto, il nocciolo allevato a cespuglio deve essere spollonato ogni anno, e questo è importante perché la tendenza naturale di questa specie è emettere molti polloni dalla base.

Bisogna inoltre avere presente che le infruttescenze si formano sui rami di un anno, soprattutto quelli lunghi 15-20 cm. Il ramo che ha già fruttificato non porterà nuovi frutti ma a sua volta produrrà un ramo fruttifero.

Come potare: criteri ed accortezze generali

Alcune regole sempre valide vanno tenute presenti nelle operazioni di potatura del noccioleto.

  • Eliminare sempre i rami secchi e malati e quelli eventualmente danneggiati dalle nevicate.
  • Tagliare i rami rivolti verso l’interno della chioma e quelli in eccesso.
  • Col passare degli anni e con l’invecchiare delle piante, è utile fare dei tagli di ritorno, sempre ben netti e inclinati per favorire la caduta delle gocce di pioggia.
  • Gli attrezzi con cui si eseguono i tagli devono essere sempre puliti, disinfettati nel caso di patologie, affilati e scelti di buona qualità: è inutile spendere poco per attrezzi che poi dovranno essere sostituiti presto.
  • Non esagerare mai con i tagli pensando di risparmiare tempo nell’anno successivo. Le piante reagiscono alle potature energiche ricacciando molti nuovi germogli e portando ad uno squilibrio della produzione. Meglio fare interventi annuali regolari.

Il noccioleto può mantenersi per decenni, fino anche a 30 anni, ma quando è vecchio e non intendiamo sostituirlo può valere la pena praticare una potatura di ringiovanimento, tagliando le piante a circa 1 metro-1,2 metri da terra in modo che ricaccino nuova vegetazione e ripartano praticamente da zero. Per quell’anno però non si avrà praticamente produzione.

Quando si pota il nocciolo

La potatura eseguita in primavera consente una migliore cicatrizzazione delle ferite di taglio, tuttavia il periodo indicato per le potature è più esteso, e va dalla fine dell’autunno fino all’inizio della fioritura, evitando i momenti delle gelate.

La coltivazione professionale di questa specie ha grandi potenzialità di espansione nel nostro paese e in alcune zone potrebbe andare ad integrarsi con le colture più “classiche” variando il paesaggio agrario e il reddito degli agricoltori, anche nella gestione biologica.

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